Guida alla scelta dei migliori isolanti per la casa

Guida alla scelta dei migliori isolanti per la casa

Isolare termicamente la propria abitazione ha un’importanza fondamentale perchè permette sia di godere di un maggior comfort ambientale sia di risparmiare sulle spese per il riscaldamento.

Vuoi rinnovare o migliorare il sistema di riscaldamento della tua abitazione? Richiedi un preventivo gratuito.

Prima di scegliere l’isolante per la casa  è fondamentale tener presente i seguenti fattori, quali:

  • proprietà dell’isolante
  • caratteristiche della struttura da isolare
  • prestazioni che si desiderano ottenere

Quali sono i fattori che contribuiscono all’isolamento termico?

Lo spessore del materiale è uno dei primi fattori che contribuiscono all’isolamento termico.  Ad uno spessore maggiore corrisponde inevitabilmente una maggiore coibentazione. Nei casi in cui è possibile, scegli, indipendentemente dal materiale, spessori consistenti.
 
Il potere coibente dei materiali termoisolanti è legato al valore della “conducibilità termica”  (“λ”); più piccolo è il valore della λ maggiore sarà il potere isolante  del materiale. Di conseguenza per isolare bene la propria casa conviene optare per materiali con una bassa conducibilità termica.
 
Lo sfasamento termico è un altro fattore da considerare.  Consiste nel tempo (in ore) impiegato dal calore per passare attraverso un materiale e raggiungere conseguentemente l’interno dell’abitazione.

Durante il periodo estivo,  i materiali ad elevato sfasamento termico permettono che il picco di calore esterno possa giungere all’interno dell’abitazione dopo molte ore in modo tale che per raffrescare l’ambiente basti aprire le finestre.
 
Non in tutte le zone climatiche è conveniente optare per un materiale con queste caratteristiche.  In alcune zone le temperature estive si mantengono elevate anche di sera e non basterebbe aprire le finestre per raffrescare; di conseguenza in questi casi conviene maggiormente puntare a limitare il calore che giunge all’interno.
 
Bisogna anche considerare  il potere traspirante del materiale, ovvero la “resistenza di diffusione al vapore’ (“µ”); come per la conduttività termica, tanto più piccolo è questo valore, tanto più il materiale è traspirante.
 
Un materiale traspirante migliora l’isolamento termico in quanto riduce la possibilità che si crei condensa; l’aria infatti è un buon isolante termico ma, in presenza di acqua liquida, perderebbe queste sue proprietà. A parità di caratteristiche fondamentali, si può optare per coibenti atossici, durevoli e resistenti al fuoco.
 

Quali sono le caratteristiche degli isolanti termici per l’edilizia?

Gli isolanti termici si dividono in tre grandi gruppi:

  • isolanti sintetici, molto vantaggiosi sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista isolante perché hanno valori di λ molto bassi (λ < 0,034), però sono poco sostenibili.
  • isolanti minerali,
  • isolanti vegetali, come ad esempio il sughero, hanno invece valori di λ più alti (λ sui 0,040 – 0,043) e sono più costosi ma hanno un miglior sfasamento termico ed una maggiore traspirabilità, oltre ad essere sostenibili ed atossici.

Per la scelta migliore è fondamentale considerare il contesto in cui si opera.
 

Gli isolanti sintetici, tra cui poliestere o polistirene espanso (EPS) sono degli ottimi isolanti termici e per questo motivo i piú diffusi. Sono molto convenienti sia dal punto di vista economico sia di facilitá di messa in posa.

La vita degli isolanti sintetici varia dai 30 ai 50 anni con una progressiva diminuzione delle prestazioni. Se il materiale non é accoppiato con altri materiali né è sporco allora è possibile riutilizzarlo.

Gli isolanti sintetici sono economici, resistenti all’acqua ed all’umidità, presentano un ottimo isolamento termico ed una facilità di posa in opera.

Gli isolanti vegetali sono materiali di origine naturale. Non presentano componenti di origine sintetica e sono completamente biodegradabili e riutilizzabili.

Tra questi ci sono la fibra di legno o di cellulosa, la fibra di canapa, la fibra di lino ed il sughero. Rispetto agli isolanti sintetici sono piú costosi ma hanno un maggior potere isolante, sia dal punto di vista termico sia acustico.

Alcuni materiali vegetali non sono di semplice posa in opera, come ad esempio la fibra di cellulosa, la quale si applica tramite un sistema denominato “insufflaggio”.

Realizzare l’insufflaggio è una tecnica semplice che non richiede lunghe tempistiche. Sono necessarie  infatti poche giornate per poter beneficiare di tutti i privilegi che offre questo intervento, il quale può essere effettuato su pareti, intercapedini e sottotetti.

Può essere realizzato sia dall’interno sia dall’esterno ed anche in case abitate, senza particolari disagi per chi vive all’interno dell’abitazione. Sarà infatti sufficiente spostare i mobili di qualche metro per poter operare al meglio.

Attualmente è la migliore soluzione in commercio per quanto riguarda conducibilità termica, incombustibilità ed assestamento nullo.

L’isolamento dell’intercapedine di pareti perimetrali o sottotetti grazie all’insufflaggio  permette di ridurre notevolmente la dispersione termica, assicurando da subito un maggiore comfort termico in casa ed un consistente risparmio.

Per migliorare ulteriormente i risultati dell’intervento è consigliabile abbinare l’installazione di apparecchi per la ventilazione meccanica localizzata con recupero di calore in modo tale da mantenere salubri e con un alto comfort termico tutti gli ambienti dell’abitazione.

Gli isolanti vegetali sono adatti a cappotti esterni ventilaticoperture ventilate o inclinate, controsoffitti, sottopavimenti e soprattutto in strutture in legno e muratura. Date le loro caratteristiche atossiche sono molto indicati per i cappotti interni.

Questi isolanti sono riciclabili e biodegradabili, atossici, traspiranti, resistenti all’umidità, generalmente durevoli, presentano un ottimo isolamento termico ed acustico.

Gli isolanti di origine minerale fanno parte della categorie di materiali di origine naturale: sono biodegradabili, riciclabili e rinnovabili. Solitamente questi materiali vengono ricavati dalle rocce. Tra i piú comuni isolanti minerali vi sono: la lana di vetro, la lana di roccial’argilla espansa, la perlite espansa, la vermiculite espansa, i feltri.

Questa tipologia di isolante è molto usata nell’edilizia in quanto ha elevate prestazioni anche inpresenza di forte umidità, è resistente alle muffe e, a differenza degli isolanti sintetici,  non è combustibile.

Questi isolanti sono sicuramente più costosi rispetto agli isolanti sintetici.

Possono essere utilizzati per cappotti, facciate ventilate, coperture ventilate, pareti divisorie, controsoffitti, sottopavimenti e solai.

Sono riciclabili e biodegradabili, durevoli, traspiranti, resistenti ad umidità e muffe, presentano un buon isolamento termico.

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Guida alla scelta dei giusti serramenti

Guida alla scelta dei giusti serramenti

I serramenti, classici o contemporanei, lineari o particolari, non sono assolutamente secondari nel definire lo stile dell’abitazione.

Veri e propri complementi d’arredo che non perdono il ruolo elettivo di separazione degli ambienti, possono essere invisibili per creare scenari omogenei e lineari oppure essere impattanti per diventare fulcro dell’ambiente.

Meglio comunque scegliere un filo conduttore di stile e colore per evitare nella casa contrasti non armoniosi.

Al momento dell’acquisto delle porte vanno valutati vari aspetti, oltre ovviamente ad estetica e funzionalità: devono attutire i rumori ed isolare termicamente.

Vanno anche considerati lo spazio a disposizione, la modalità di apertura e, non meno importante, il prezzo, influenzato da materiali, dimensioni e finiture, soprattutto in caso di soluzioni realizzate su misura.

Hai intenzione di ristrutturare casa e cambiare i serramenti? CONTATTACI e poi scopri quali criteri considerare al momento dell’acquisto.

I criteri da considerare al momento dell’acquisto di una porta

In primo luogo è bene conoscere la terminologia che riguarda i suoi componenti. Quindi si parte dai materiali ed infine si scelgono le finiture.

Le soluzioni sono infinite e risolvono qualunque esigenza di stile, grazie a lavorazioni hi-tech sempre in progress.

I componenti che costituiscono i serramenti

  • Anta: è il pannello che si apre e si chiude e che comunemente chiamiamo porta
  • Controtelaio: è detto anche falso telaio ed assume configurazioni diverse in base al tipo di porta. In quelle a battente serve ad assicurarla alla parete ed è un riquadro in legno applicato al vano porta, che fodera il muro lungo lo spessore. In una scorrevole è un elemento scatolare posto all’interno del muro ce accoglie l’anta mobile.
  • Telaio fisso: è la struttura che copre il controtelaio e crea una cornice rifinita intorno al vano. E’ formato dal traverso (in alto) e dai montanti (ai lati). I tre pezzi sono uniti agli angoli con giunti ad incastro.
  • Coprifili: sono detti ance stipiti e sono gli elementi longitudinali usati per coprire le interruzioni tra telaio, controtelaio e muro.
  • Cerniere: collegano il telaio con l’anta stabilendone il senso di rotazione. Possono essere visibili o a scomparsa e sono importanti per e caratteristiche di resistenza, durata e qualità estetica.
  • Guarnizioni: sono costituite da materiale comprimibile che assicura la tenuta della porta. Poste tra anta e telaio, sono importanti per isolare ed attutire gli urti del pannello.
  • Maniglia: è l’elemento che permette di aprire la porta ed è spesso completa di placca, fissata all’anta con viti.

Va scelta insieme alla porta, coordinata oppure a creare un contrasto. Realizzata in metallo, soprattutto ottone, deve essere pratiche da afferrare e con qualche dettaglio di stile, come forma o finitura.

Linee stilizzare e quadrate sono adatte per porte moderne, mentre forme più sagomate ed arrotondate si abbinano a modelli più classici.

Oltre al cromato lucido o satinato, molto attuali sono le finiture bronzo, brunito, rame o antracite; ideali da abbinare al legno ed ai laccati chiari. Classico è l’oro satinato.

Importante è il trattamento superficiale che, abbinato ad alcune finiture, ne aumenta la resistenza nel corso del tempo.

Oltre ai modelli con impugnatura, per le porte a battente, ci sono quelli specifici per le scorrevoli: ad incasso, con una vaschetta in cui inserire le dita per spostare l’anta o i maniglioni sporgenti per quelle esterno muro.

  • Serratura: non sempre è presente, ma può essere utile per garantire una maggiore privacy.

I materiali dei serramenti: dal legno al vetro

Il legno ed il vetro sono i materiali privilegiati, a cui si aggiunge l’alluminio, soprattutto in combinazione con uno degli altri due.

Legno, un classico sempre attuale

Il legno sta bene in tutti i contesti e dona calore agli ambienti. Il telaio fisso può essere costituito da diversi materiali in funzione dell’impiego e della finitura: legno li stellare, multistrato di pioppo e pannelli mdf (medium density fibreboard).

Il telaio può essere rivestito con tranciati di varie specie legnose o laccato con speciali vernici.

Le ante non sono tutte uguali. Possono essere realizzate in tre diverse tipologie: tamburata, listellare o piena.

  • Anta tamburata: è composta da una struttura, in genere di abete, che funge da ossatura esterna ed all’interno da una struttura alveolare a nido d’ape che contribuisce a dare rigidità.

L’insieme viene poi inserito tra due pannelli di derivati del legno e finito in vari modi, sia in legno sia in laminato.

  • Anta listellare: è costituita da una struttura realizzata interamente con legno listellare e rivestita in laminato in legno.
  • Anta con anima piena: è formata da pannelli di materiale omogeneo composto da frammenti di legno o da multistrato di sfogliati di legno.

Vetro, in tutta sicurezza

Le porte di vetro possono essere con o senza telaio fisso di legno o metallico. Per il pannello anta può essere impiegato vetro temperato, stratificato o stratificato temperato (unisce le due lavorazioni): tutte soluzioni che garantiscono sicurezza.

Il vetro temperato viene trattato termicamente a 640 ° C con un processo di tempra e poi sottoposto ad un veloce raffreddamento che provoca uno shock termico che ne irrobustisce la struttura. In caso di rottura, i frammenti sono di piccole dimensioni e con bordi non taglienti, in modo da non presentare rischi per le persone.

Il vetro stratificato è ottenuto dall’unione di due o più lastre di vetro 3 mm, incollate su una pellicola di materiale plastico trasparente, il pvb (polivinilbutirrale). In caso di rottura, i frammenti restano attaccati a questo strato, senza frantumarsi in schegge pericolose.

Metallo, utilizzato per le parti strutturali

In genere si tratta di alluminio, materiale leggero e riciclabile che viene utilizzato per le parti strutturali, ovvero telaio e controtelaio, in abbinamento a porte in vetro oppure in legno.

Meno frequenti le versioni con anta piena in alluminio o acciaio, adatte per chi preferisce qualcosa di tecnologico e soprattutto per vani di collegamento con box auto, cantina, ripostiglio.

Finiture: dalla classica a quella laccata

La scelta dell’estetica è molto ampia per qualsiasi modello di porta, tanto che può cambiarne completamente l’aspetto: per esempio, una con finitura in legno può apparire più classica, se laccata in un colore vivace può sembrare più moderna e pop.

Per quanto riguarda il legno vengono proposte essenze di ogni tipo, lisce e con una o più bugne, una sorta di scanalatura che crea una cornice intorno ad una parte più aggettante.

Da elemento molto classico, le bugne sono un modo per caratterizzare l’anta, più contemporanee se l’anta è laccata.

L’anta non risulta liscia anche in caso di decori ad intaglio o di pantografature, eseguite con macchinari che creano differenze di spessore. Soluzioni che rendono particolare la porta ma che ne aumentano il prezzo.

La laccatura opaca, più di tendenza o lucida, offe un’ampia gamma cromatica per abbinare la porta ad ogni stile di arredo. Laccata può essere un’anta sia in legno sia in vetro, aumentandone il livello di privacy.

Il vetro è anch’esso disponibile in una vasta gamma di finiture, dal trasparente al satinato opaco, al sabbiato con effetto opalescente, fino ad arrivare a sottili tessuti inseriti tra le due lastre dell’anta. Anche in questo caso, più è particolare e più il costo aumenta.

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Isolamento termico: controparete in cartongesso

Vuoi risparmiare sui costi dell’energia per i riscaldamento? Cerchi una soluzione di isolamento termico per gli interni? CONTATTACI

La soluzione ai tuoi problemi potrebbe essere  il cartongesso che può essere utilizzato per isolare termicamente le pareti interne della tua abitazione.

Oltre al comfort termico, questo materiale, ti garantisce anche un buon isolamento acustico. L’installazione è facile e veloce, basta applicarlo su un muro esistente (realizzato con i classici mattoncini e cemento) realizzando una controparete ad isolamento termico ed acustico.

Cartongesso: isolante termico ad alte prestazioni

Il cartongesso è un ottimo isolante termico molto utile per migliorare l’efficienza energetica della tua abitazione. Se ci tieni al risparmio ed alla sostenibilità ambientale questo materiale ti permette di consumare meno energia e ridurre le emissioni di gas serra nell’ambiente. Puoi utilizzarlo sia in fase di ristrutturazione che per nuove costruzioni. Il prodotto, combinato con una finitura da rivestimento, può aumentare il suo potere isolante. In questo modo ti  garantirà il mantenimento di una temperatura ideale all’interno della tua casa.

Installazione delle contropareti interne in cartongesso a Torino

L‘installazione del cartongesso è molto rapida. Bastano poche ore per tirare su contropareti interne utilizzando dei telai assemblati. Questo ti garantisce un risparmio di tempo maggiore, rispetto alla realizzazione delle classiche intonacature, per la ristrutturazione della tua abitazione.

pannelli termici hanno diversi spessori  e varie proprietà per prevenire la dispersione del calore attraverso le pareti. Per un efficientamento energetico migliore puoi scegliere pannelli più spessi. Ciò si traduce in una riduzione maggiore dei costi energetici per mantenere una temperatura più calda in inverno e più fresca in estate.

Lo spessore dei pannelli per le contropareti in cartongesso va dai 10 mm agli 80 mm. La misura degli spessori verrà decisa prima dell’inizio dei lavori grazie alla consulenza dell’installatore che, in base alla tipologia della tua abitazione e alla grandezza delle pareti, saprà consigliarti la migliore soluzione.

Ogni pannello va assemblato su una struttura metallica. I pannelli per interni sono coibentati per garantire un miglior isolamento termico e acustico. I materiali di costruzione dei pannelli sono una combinazione di gesso e di solito polistirene (polistirolo) anche se possono avere anche una coibentazione in lana di vetro o cartone compresso.

Il pannello coibente ha una densità molto alta ed ha una bassissima conduttività termica. Le lastre in gesso e coibente sono una perfetta composizione di materiali compatibili con la salute dell’uomo. Le contropareti in cartongesso non rilasciano sostanze nocive e possono, per questo motivo, essere utilizzate in ogni ambiente della casa.        

Quanto costa realizzare delle pareti in cartongesso?

Dipende dal tipo di abitazione e dalla grandezza delle pareti. Per le nuove costruzioni con una buona resa energetica l’installazione potrebbe essere più economica perché potrebbero bastare pannelli meno spessi. Per le abitazioni datate sicuramente la spesa aumenta perché i pannelli da utilizzare devono avere una profondità maggiore.

Vantaggi dell’installazione delle contropareti in cartongesso

Il cartongesso è diventato così popolare negli ultimi anni perché, rispetto al classico intonaco, offre numerosi vantaggi:

1. Convenienza e risparmio sui materiali inerti di costruzione

Il cartongesso, in termini di materiali e di costo del lavoro, prevede un investimento minore  rispetto alla classica intonacatura.

2. Velocità di applicazione dei pannelli in cartongesso per le contropareti

Grazie alle strutture metalliche i pannelli possono essere installati rapidamente permettendoti un risparmio sui tempi di manodopera.

3. Materiale bello, versatile e facilmente riparabile

Le contropareti in cartongesso non hanno bisogno di asciugatura, possono essere verniciate immediatamente ed hanno un aspetto più bello ed ordinato non mostrando le tipiche deformazioni causate dall’intonaco. Inoltre, in caso di danni accidentali al muro, questo materiale può essere facilmente riparato permettendoti di risparmiare sulla manutenzione. Se desideri muri perfettamente lisci e senza imperfezioni questo materiale potrebbe fare al caso tuo.

4. Traspirabilità e nessun effetto condensa sui muri

Questa tipologia di controparete permette ai muri di respirare. In alcune abitazioni il problema dell’umidità è molto difficile da risolvere ma il cartongesso può rappresentare una buona soluzione contro la condensa.

Vuoi migliorare l’isolamento termico delle mura domestiche? RICHIEDI UN PREVENTIVO GRATUITO.

Posa piastrelle maxi Torino

Posa delle piastrelle maxi a Torino

Negli ultimi anni, l’industria della ceramica ha immesso sul mercato piastrelle per pavimenti e rivestimenti in formati sempre più grandi. Una vera e propria evoluzione per l’industria del settore.

L’ampliamento dei formati è stato portato a termine mantenendo inalterate le caratteristiche prestazionali del materiale e gli spessori estremamente ridotti (da 3 a 6 mm).

Stai pensando a dare un nuovo volto alla tua abitazione? Prima di scoprire la caratteristiche delle piastrelle maxi formato CONTATTACI.

Quali sono le caratteristiche delle piastrelle di  grande formato?

Le piastrelle di grande formato consentono la riduzione al minimo della presenza delle fughe,  presentano superfici levigate e mostrano una certa “leggerezza” complessiva.

Tutte queste caratteristiche contribuiscono a creare quell’effetto di continuità della superficie del pavimento che conferisce grande forza espressiva a qualunque tipo di ambiente, da quelli residenziali a quelli degli spazi commerciali.

Le collezioni di maxi piastrelle

A parte l’estetica, uno dei vantaggi pratici più immediati delle maxi piastrelle è la maggiore facilità di pulizia e manutenzione che si rivela particolarmente utile nei luoghi pubblici di passaggio, di sosta prolungata e di forte calpestio.

L’uso di piastrelle di grande formato oggi viene apprezzato anche in ambito domestico. Non solo in case aventi a disposizione vasti spazi ma anche in case aventi  pavimentazioni di dimensioni più ridotte, come, ad esempio, i bagni, in cui l’impiego di un numero ridottissimo di maxi piastrelle permette di ottenere quell’effetto di continuità tanto ricercato.

Cotto d’Este, con le collezioni della serie Kerlite  ha rivoluzionato il mondo della piastrella in gres porcellanato, condensando in soli 3 mm di spessore le qualità del materiale tradizionale ed introducendo anche un nuovo concetto di posa in opera senza la demolizione dell’esistente.

Gli studi e l’evoluzione tecnologica si sono spinti oltre, permettendo, anche per questi prodotti la produzione di lastre di grandi dimensioni, le quali si sono concretizzate nelle collezioni Kerlite Exedra e Kerlite Global Surface.

La passione dell’azienda per il marmo ed un’accurata ricerca condotta presso le cave più note al mondo del pregiato materiale,  hanno portato alla realizzazione di lastre che ne riproducono ben sei differenti varietà e sono realizzate in gres porcellanato o in gres laminato (Kerlite Plus, di spessore 3,5 mm).

I marmi riprodotti sono Travertino, Marfil, Calacatta, Estremoz, Pulpis ed Amadeus. Tutti ricreati con un senso di grande naturalezza. Le lastre sono realizzate con l’innovativa tecnologia inkjet che permette di ottenere l’assoluta fedeltà all’originale.

Le finiture superficiali disponibili sono tre: Naturale, Soft e Lux.

La finitura Soft si caratterizza per il suo aspetto setoso, dai riflessi opalescenti;  la finitura Lux spicca per il riflesso semi-lucido.
Oltre alle grandi lastre da 300×100 cm, sono disponibili due sottoformati: quello da 100×100 cm e quello da 100×33,3 cm.

Inoltre la collezione è disponibile anche in gres porcellanato da 14 mm di spessore.

I marmi della Collezione Exedra  sono sia belli esteticamente sia sicuri, perché grazie alla tecnologia antibatterica Microban®, sono protetti dalla proliferazione dei batteri.
Si tratta di una tecnologia a base di argento, grazie alla quale le piastrelle di Cotto d’Este sono protette da un innovativo scudo antibatterico. Quest’ultimo elimina fino al 99,9% dei batteri dalla superficie garantendo una protezione inalterabile da usura, condizioni climatiche e ripetute pulizie in qualsiasi ambiente di utilizzo.

La protezione viene integrata direttamente nelle piastrelle durante il processo produttivo: quando i batteri entrano in contatto con la superficie trattata, la tecnologia Microban® agisce bloccandone il metabolismo, interrompendo così il ciclo vitale dei batteri, i quali non sono più in grado di proliferare e sopravvivere.

Inoltre l’azione antibatterica previene anche la formazione di biopellicole o biofilm,  colonie di batteri che costituiscono una vera e propria copertura sulla superficie e che possono danneggiare la superficie che rivestono, come ad esempio le piastrelle.

La collezione Aster Maximum di Graniti Fiandre si presenta innovativa dal punto di vista del design, ispirato all’effetto spazzolato del cemento. Essa si spinge oltre i confini delle tradizionali dimensioni di un prodotto ceramico.

Oltre al formato fuori dal consueto, le lastre offrono anche il pregio di uno spessore davvero minimo (tra i 3 e i 6 mm) ed una superficie luminosa e levigata. Questo grazie alle tecnologie attualmente disponibili, le quali hanno permesso di coniugare il formato di notevoli dimensioni con lo spessore estremamente sottile ed eliminare ogni asperità di superficie.

La varietà di proposte cromatiche della collezione, studiata per dare risalto alle superfici realizzate in gres porcellanato a tutta massa, spazia dalle sfumature dell’antracite della linea Moon, fino al pallore diafano della linea Uranus.
La scelta si completa con Venus, che evoca i colori del più luminoso dei pianeti notturni e Mercury, ispirata dai crateri del pianeta roccioso.

Le caratteristiche di questo prodotto rendono particolarmente delicato il lavoro di posa in opera, il quale deve essere realizzato da manodopera esperta e qualificata, come quella offerta da IRI EDILE RISTRUTTURAZIONI.

Vuoi ristrutturare casa personalizzandola con piastrelle di grande formato? Richiedi un preventivo gratuito.

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Porta d’ingresso: guida alla scelta del modello giusto

La casa deve essere un luogo protetto per sé stessi e per i propri cari. Il nostro compito è fare in modo che l’ambiente domestico sia a misura di tutti, soprattutto di anziani e bambini che sono i più colpiti da incidenti in casa, e che sia possibile gestire allarmi ed emergenze tempestivamente.

Stai pensando all’acquisto di una porta blindata? Richiedi intanto un PREVENTIVO GRATUITO e poi scopri le caratteristiche della porta blindata.

La porta d’ingresso si differenzia da quelle interne per le dotazioni di sicurezza ed i sistemi di isolamento ma dal punto di vista estetico ne riprende design e finiture.

In passato è stata spesso trascurata per il suo scarso appeal estetico. In questi ultimi anni la porta di sicurezza per l’ingresso è un elemento a cui si presta sempre maggiore attenzione perché deve armonizzarsi alle scelte stilistiche che riguardano la casa. Questa “rinascita” nella direzione dello stile parte dall’utilizzo delle cerniere a scomparsa, che permettono di realizzare porte dalle linee pulite, come ad esempio le filo muro e quelle con telaio complanare all’anta, per un effetto boiserie.

Il primo aspetto da valutare nell’acquisto della porta blindata è dunque come coniugare design e sicurezza in termini del tutto soggettivi. Una vera sfida che trova risposta nelle numerose proposte dei produttori: così tante che ogni porta è realizzata su misura, anche per quanto riguarda la dotazione di tenuta ed antieffrazione.

Gli elementi che costituiscono una porta d’ingresso

Una porta di sicurezza per l’ingresso è composta da una serie di elementi, nascosti dal rivestimento, i quali ne determinano robustezza e resistenza ai tentativi di effrazione.

All’interno dell’anta, la porta contiene una lamiera di acciaio zincato (singola o doppia) ed ulteriori profili di rinforzo.

Il metallo è utilizzato anche per altri elementi che, nell’insieme, determinano l’equipaggiamento di sicurezza ed il grado di resistenza della porta.

Nel complesso la porta blindata è formata da tre parti (controtelaio, telaio e scocca), alle quali si aggiunge il rivestimento esterno presente su entrambe le facce.

Il controtelaio detto anche falso telaio riveste lo spessore della parete lungo il vano porta e viene coperto dal telaio. E’ in lamiera di acciaio zincato con spessore tra 1,5 ed i 2 mm. Viene fissato alla muratura per mezzo di robuste zanche cementate. Per velocizzare la posa, in alternativa, si possono utilizzare tasselli ad espansione o ad ancoraggio chimico.

Il telaio è importante che sia resistente soprattutto nei punti in cui può venir forzato: per garantire maggiore rigidità è meglio che sia in lamiera ripiegata. Solitamente è verniciato in marrone scuro o grigio, ma su richiesta è possibile averlo in qualsiasi tinta Ral.

Nelle porte blindate con i migliori standard termo-acustici, anche il telaio presenta guarnizioni. Sul telaio poi sono alloggiate le cerniere: due nelle blindate standard, tre in quelle più grandi e pesanti, come quelle con il vetro blindato. Nel telaio vengono realizzati degli scassi per accogliere, in fase di chiusura, i pistoncini della serratura, i deviatori ed i rostri.

La scocca è l’anima della porta blindata nonché l’elemento mobile. Su di essa sono installate le cerniere, la serratura ed i rostri posteriori. E’ realizzata spesso con una lamiera in acciaio zincato e con profili omega di rinforzo, per conferire rigidità strutturale. Per la tenuta termo acustica, può essere riempita con materiali isolanti, in genere lana di roccia o polistirene.

Una porta blindata prevede anche una serie di altri elementi. Tra questi, una dozzina di zanche in acciaio che servono per fissare il telaio ed il controtelaio al muro. E’ preferibile che queste vengano inserite nella parete per 10-15 cm e bloccate con cemento a presa rapida. Sono poi previsti i rostri, dispositivi antiscardinamento,  posti lungo il profilo delle cerniere.

Infine la serratura di sicurezza che generalmente è costituita dal cilindro antistrappo ed antitrapano e protetta da un “defender” antitrapano, un guscio in acciaio che protegge il cilindro.

La serratura fa parte dell’equipaggiamento della porta ma è possibile sceglierne la tipologia.

  • La serratura a cilindro a profilo europeo è oggi la più diffusa e si compone di diversi elementi che lavorano insieme, come il corpo metallico con chiavistelli e scrocco ed il cilindro, un sistema a molle e pistoncini che apre o chiude la porta.
  • Le serrature elettroniche non necessitano di chiavi e vengono comandate da tastierino elettronico o lettore di impronte digitali. Alcune posso utilizzare app, con lo smartphone che dà il comando di apertura, un sistema utile anche per verificare gli accessi avvenuti e fornire la possibilità a chi si desidera e per quanto tempo è necessario.

Rivestimento e misura di una porta di sicurezza

Se la porta è per un appartamento in condominio e non è a diretto contatto con l’ambiente esterno, il “tamponamento” estetico avviene in genere con pannelli di mdf o materiale legnoso, con spessore di 6/7 mm, rifiniti in molte versioni: laminatino con effetti diversi, legno o laccatura. Ma sono numerose le varianti possibili, per colore e stile, anche differenziando il lato interno da quello esterno. Molti produttori di porte propongono collezioni che permettono di uniformare l’estetica della porta blindata a quella delle porte interne.

Quando invece la porta è a contatto con l’esterno, occorre orientarsi su materiali più resistenti ed inalterabili, per esempio, compensato marino o rivestimenti in alluminio o pvc. Questi pannelli hanno in genere spessore maggiore e possono essere lisci o pantografati, verniciati effetto legno o laccati, esattamente come quelli per le porte che non affacciano sull’esterno. In più, prima di scegliere il modello, conviene sempre specificare se la porta è protetta o meno, per esempio da una tettoia.

Misure della porta di sicurezza: standard o personalizzate?

In genere l’altezza della porta di sicurezza è pari a 210 cm. Mentre la larghezza può essere di 80, 85 o 90 cm. Sono considerate standard: 210×80, 210×85 e 210×90 cm.

Le misure sono riferite alla luce netta e cioè al passaggio da lato a lato, con controtelaio e telaio applicati. Quindi quando si calcolano le misure bisogna tener conto che, alla luce di passaggio, occorre aggiungere l’ingombro del telaio e quello del controtelaio: generalmente si contano 14 cm in larghezza e 6 in altezza.

Le misure standard sono riscontrabili soprattutto nelle nuove costruzioni: quando si procede, invece, a sostituire una porta blindata esistente e datata, come nel corso di una ristrutturazione o di un passaggio di proprietà, può capitare di dover ricorrere ad una porta su misura. Questo può comportare una maggiorazione di prezzo, che varia dal 15% al 35% a seconda dei produttori e delle misure extra, tant’è vero che per porte molto grandi l’aumento può essere anche del 50% rispetto al costo di una porta standard.

Nel momento dell’acquisto della porta blindata è fondamentale accertarsi che la porta sia certificata antieffrazione in base alle norme Uni EN 1627-1630.

Hai qualche dubbio? Prima di procedere all’acquisto contattaci oppure richiedi un preventivo gratuito.

Grès porcellanato: la risposta perfetta alle più svariate esigenze

Grès porcellanato: la risposta perfetta alle più svariate esigenze

Il grès porcellanato è una ceramica a pasta compatta, colorata e non porosa. Deve il suo nome al processo al quale la ceramica è sottoposta, ovvero la greificazione, la quale ne garantisce un’ottima resistenza. Si ottiene da un impasto di varie argille, sabbia e diverse sostanze naturali, che vengono cotti ad una temperatura di 1000/1300°C.

La particolarità del grès consiste nel fatto che le piastrelle riprendono esattamente tutte le caratteristiche estetiche dei materiali ai quali sono ispirate.

I principali tipi di piastrelle in gres sul mercato riproducono il legno ed il marmo.

Grazie alla sua straordinaria resistenza, il grès porcellanato è il materiale ceramico più indicato per la pavimentazione di zone ad alto transito, quali grandi magazzini, luoghi di lavori o edifici pubblici. Ma offre, anche, tutto il suo potenziale in spazi residenziali, tanto all’interno quanto all’esterno. Si tratta di un materiale poliedrico. Esso raccoglie in sé tutte le caratteristiche che lo rendono resistenteversatile e bello da vedere.

I vantaggi del grès porcellanato:

  • Basso assorbimento d’acqua e di resistenza: il gres porcellanato è caratterizzato da un coefficiente di assorbimento dell’acqua minore dello 0,5%. Ciò  lo rende uno dei materiali più idro-repellenti esistenti in commercio. Dal basso coefficiente di assorbimento dell’acqua (che è anche uno dei due parametri su cui si basa la classificazione delle norme EN ISO) discende anche il più alto grado di resistenza alla flessione, ovvero la massima tensione che il materiale, sottoposto ad una crescente azione di flessione, può tollerare prima di rompersi.
  • Resistente ad abrasione ed urti: il gres porcellanato ha un’elevatissima resistenza all’abrasione, ovvero la capacità della superficie di resistere ed opporsi alle azioni connesse con il movimento di corpi, superfici o materiali a contatto con essa.
  • Resistente a gelo, fuoco e sbalzo termico: il gres porcellanato in presenza di acqua a temperature inferiori ai 0°C, non subisce danneggiamenti per le tensioni legate all’aumento di volume dell’acqua per congelamento.
    Il materiale non brucia né produce gas o fumi tossico-nocivi in caso di incendio o esposizione alla fiamma.
    La resistenza allo sbalzo termico è la capacità della superficie dello smalto di non subire alterazioni visibili allo shock derivante dalla differenza di temperatura procurata con cicli successivi di immersione in acqua a temperatura ambiente a stazionamento in stufa a temperature maggiori di 105°C.
  • Resistente a prodotti chimici: Il gres porcellanato ha la capacità di resistere a temperatura ambiente al contatto con sostanze chimiche di uso domestico (macchianti, acidi, basi) senza subire alterazioni di aspetto.
  • Materiale ecologico: il gres porcellanato è privo di impermeabilizzanti chimici, vernici o resine. Non emette esalazioni anche con calore di fiamma. Al contrario di alcune pietre naturali non sprigiona Radon o altri gas radioattivi e non è lucidato al piombo. È prodotto nel rispetto dell’ambiente.
    Alcuni gres porcellanati vengono prodotti con certificazione LEED, la quale indica una riduzione del consumo di materie prime naturali, riduzione del materiale da conferire in discarica, utilizzo di materiali derivanti da altre lavorazioni.
    I gres porcellanati possono essere rettificati a secco per ridurre l’impatto ambientale.
  • Facilmente pulibile: non trattiene sostanze organiche e batteri, causa di allergie e disturbi. È possibile utilizzare liberamente detergenti forti o disinfettanti.
  • Colori e forme: i colori del gres porcellanato sono assolutamente stabili e non vengono alterati dall’esposizione al sole, dagli agenti atmosferici e dallo smog.
    Il processo di colorazione permette di riprodurre venature, sfumature ed altri effetti riconducibili a pietre, legni e altri elementi. Permette quindi di ottenere aspetti estetici simili ad altri materiali senza rinunciare alle caratteristiche del gres porcellanato.
    Grazie anche alle innovative tecniche di produzione si possono ottenere piastrelle di dimensioni variabili da 5×5 a 180×180 cm e veri e propri listoni.

Proprio l’estetica potrebbe frenare la scelta di un gres porcellanato. In molti preferiscono il parquet, il marmo o il cotto in casa, proprio per le sensazioni visive e tattili che riescono a trasmettere.

Esiste  la possibilità di unire estetica e praticità: le piastrelle in grès porcellanato infatti possono assumere aspetti differenti, del tutto simili ai materiali naturali originali. Per questo motivo si può prendere in considerazione la scelta del grès porcellanato effetto legno e del grès porcellanato effetto marmo.

Grès porcellanato ed estetica: che rapporto c’è?

Il grès porcellanato effetto legno è stato progettato per donare a ogni tipologia di ambiente il fascino della natura.

L’effetto legno è una scelta che esprime personalità e permette di creare ambienti residenziali e commerciali rilassanti, dove sentirsi perfettamente a proprio agio.

Il grès porcellanato effetto marmo invece fa rivivere alcuni tra i più pregiati e ricercati marmi naturali, dando vita ad un linguaggio senza tempo, che incontra il design contemporaneo con inimitabile eleganza ed armonia.
La finitura lucidata esalta l’unicità delle venature nel loro prezioso dinamismo mentre la sorprendente lucentezza dei materiali valorizza il prestigio e la naturale bellezza delle superfici

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Pareti e pavimenti in ceramica: le migliori soluzioni

Pareti e pavimenti in ceramica: le migliori soluzioni

Durante una ristrutturazione, quando arriva il momento di scegliere come saranno rivestite pareti e pavimenti, ci si può esprimere con creatività, definendo la carta d’identità della casa, la cornice che creerà continuità o caratterizzerà ogni stanza, con soluzioni decorative coniugate a prestazioni tecniche in grado di offrire effetti inaspettati.

I mille volti della ceramica

In un mercato sempre più esigente, la ceramica risponde bene a tante necessità, quali:

  • estetiche: amplia la scelta di formati, colori, finiture e decori per composizioni personalizzate e mai monotone, con collezioni che possono essere mixate tra loro;
  • pratiche: facilità di pulizia, bassa manutenzione, igienicità e durevolezza;
  • ecologiche: completamente riciclabile, la ceramica è prodotta nel rispetto dell’ambiente. Numerose sono le certificazioni internazionali ottenute dai produttori;
  • sicurezza: realizzata con materie prime naturali, è atossica, anallergica ed ignifuga;
  • versatilità: il gres porcellanato, in particolare, può essere utilizzato per ambienti interni, esterni, per pareti, pavimenti, piani di lavoro, top di bagni e facciate ventilate.

I prodotti attuali, a partire dal gres porcellanato, sono frutto di innovazioni tecnologiche che hanno migliorato performance e possibilità espressive.

Giocando con i formati ed alternando fondi in tinta unita e decori, si possono creare composizioni uniche e customizzate. Per ogni ambiente della casa.

Le caratteristiche delle piastrelle in ceramica

Argille, feldspati, sabbie quarzifere, pigmenti naturali: sono le principali materie prime utilizzate nella produzione delle ceramiche, che però non sono tutte uguali.

Dal punto di vista tecnico le piastrelle in ceramica si distinguono in base a:

  • metodo di formatura: tramite pressatura, la maggior parte oppure per “estrusione” (il cotto ed il klinker, oggi soppiantato dal gres porcellanato).
  • colore del supporto: a pasta chiara o bianca, considerate più pregiate, o a pasta rossa, per il più alto contenuto di ferro.
  • porosità: se il gres porcellanato è praticamente è praticamente inassorbente, per le monocotture il dato da controllare è il valore di assorbimento d’acqua. Il più basso è quello della monoporosa, che può essere utilizzata solo negli ambienti interni.
  • destinazione d’uso prevalente: tutte le piastrelle sono adatte per gli ambienti interni e per applicazioni a parete. Pasta bianca, grès smaltato e bicottura garantiscano risultati molto decorativi. Per i pavimenti, le più indicate sono quelle in grès porcellato ed in monocottura.

Tutta la produzione è classificata secondo la normativa europea EN 14411. Stabilisce i requisiti che le piastrelle di prima scelta devono soddisfare quanto a dimensioni, tolleranze dimensionali, caratteristiche meccaniche, chimiche e fisiche.

Grès porcellanato, best performer

Tutte le piastrelle ceramiche sono prodotte con materie prime simili, cioè impasti di argille, sabbia e molte sostanze naturali, che vengono modellati nella forma desiderata. Vengono cotti a temperature elevate: da 1000 a 1250° C.

Tutte sono resistenti, igieniche, facilmente pulibili e resistenti al fuoco. Esistono però delle differenze. La più importante riguarda la percentuale di assorbimento d’acqua, cioè la porosità, che nel grès porcellanato è quasi nulla (circa 0-0,5%). Ingelivo, duro e resistente agli acidi, la sua superficie è quasi totalmente verificata ed impermeabile.

Nella monocottura e nella bicottura la percentuale sale, fino a superare il 10%. La prima è comunque un prodotto valido per pavimenti e rivestimenti di ambienti interni ma non per gli spazi outdoor. La seconda è molto decorativa ed ideale per il rivestimento delle pareti ma sconsigliata per i pavimenti.

Pavimento in piastrelle: fughe si o no?

Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: non è possibile posare le piastrelle senza fughe. In base alle norme non è più ammessa la possibilità di posa “a giunto unito”, cioè minore di 2 mm.

La loro larghezza non è standard, deve invece essere stabilita nel progetto considerando soprattutto il tipo di piastrella. Da esse dipenderà sia il risultato estetico che tecnico della pavimentazione o del rivestimento a parete.

A titolo indicativo, l’ampiezza delle fughe può essere minima, di 2-3 mm, se le lastre sono ottenute per pressatura, sono rettificate (cioè con bordi perfettamente squadrati), da posare in ambienti interni e su supporti rigidi e regolari. Negli altri casi, possono arrivare fino a 6-8 mm.

In tutti i casi, gli spazi (le fughe, appunto), vengono riempiti con sigillanti cementizi o a base di resine reattive.

Per uniformità cromatica, possono essere colorate nella stessa tinta delle piastrelle oppure a contrasto, per risultati estetici di grande effetto.

La posa delle piastrelle a parete in bagno

Nella posa delle piastrelle a parete, in particolare in bagno, una questione dibattuta è l’altezza del rivestimento da terra.

Non c’è un obbligo di legge, se non per locali pubblici. In base alle norme di igiene, pareti e pavimento del bagno e della cucina le piastrelle devono essere “facilmente lavabili e sanificabili”.

Stabilito questo punto fermo, per quanto riguarda l’altezza di posa delle piastrelle, un punto di riferimento può essere l’altezza della porta: significa quindi arrivare fino a 2 metri circa.

Lo schema di posa può essere vivacizzato inserendo piastrelle colorate e/o pattern decorativi.

La posa fino a metà parete lascia scoperta una porzione di muro, che può essere tinteggiata a smalto o con una pittura super-lavabile.

Se il soffitto non è in cartongesso, una proposta attuale sono le piastrelle posate fino a 2,70-3 metri. Per questo sono perfette le maxi lastre, che potranno essere applicate senza tagli e con poche fughe. Non bisogna però pensare di adottare questa soluzione per evitare l’insorgere di muffe, le quali invece si prevengono in primo luogo con una corretta aerazione.

L’importanza del piano di posa in una nuova pavimentazione

Per una buona riuscita di una nuova pavimentazione, è necessario preparare bene il piano di posa, ovvero il massetto.

Per un risultato a regola d’arte sono fondamentali la stagionatura e l’asciugatura.

I massetti cementizi tradizionali, ad esempio, necessitano di una stagionatura di circa 7-10 giorni per ogni cm di spessore, affinchè esaurisca il ritiro igrometrico cui può essere soggetto.

Dopo aver controllato, con specifici strumenti, che il sottofondo sia compatto ed omogeneo, bisognerà attendere la completa asciugatura.

Per la posa del rivestimento ceramico, l’umidità residua, misurata con igrometro a carburo o elettronico, dovrà essere inferiore al 3% (in base alla norma UNI 11493-1).

Il rispetto dei tempi è importante anche dopo la posa delle piastrelle. E’ necessario infatti che i leganti utilizzati per la messa in opera induriscano in modo adeguato.

Tra i brand che noi trattiamo vi sono:

  • Serie Pittorica di Ceramica Bardelli, piastrelle realizzate in grès smaltato, con uno spessore di 10 mm. Proposte in 16 tonalità di colore, in finiture opache o lucide.
  • Azulejos di Polis Ceramiche, in grès porcellanato colorato in massa. Ideali per il pavimento.
  • Evoca di Serenissima, piastrelle adatte per interni e per esterni, dagli effetti materici, in grès porcellanato smaltato.
  • Confetti di Ceramica Vogue, rivestimenti in grès smaltato, declinati in una serie di patterns d’ispirazione grafica in tonalità pastello.
  • Serie Tatami di Iperceramica, piastrelle in grès porcellanato aventi una superficie leggermente strutturata e spazzolata.

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Pittura anti condensa: caratteristiche e vantaggi

Pittura anti condensa: caratteristiche e vantaggi

La pittura idrorepellente o anche impermeabile è un particolare tipo di vernice adatto per ogni tipo di ambiente domestico. Ma non solo.

Si tratta di  una vernice che non teme la condensa e per questo motivo è molto utilizzata nella tinteggiatura sia di cucine, sia di bagni ma anche tinteggiatura di esterni.

La vernice idrorepellente serve a contrastare i problemi legati all’umidità. Il vapore acqueo, sotto forma di condensa, potrebbe arrecare seri problemi ad una parete con vernice tradizionale e  persino provocare il distacco della pittura stessa.

La pittura idrorepellente non teme la condensa e può anche essere applicata in ambienti esterni. Agenti atmosferici, pioggia e gelo non sono più così un motivo di preoccupazione per le pareti.

Nonostante l’elevata esposizione all’umidità, la struttura chimica delle vernici idrorepellenti ne impedisce la formazione di muffe e le rende autopulenti. Con un panno umido o, nel caso degli esterni, una pioggia abbondante, lo sporco viene facilmente rimosso.

I vantaggi della pittura impermeabile 

Spesso, a causa dell’acqua si tende ad installare piastrelle al fine di impedire il deterioramento dei muri. Con una vernice idrorepellente si può evitare l’applicazione delle piastrelle. Ad esempio, in cucina, nei pressi di piscine, in bagno, in cantina ed in ogni altro ambiente soggetto ad un elevato tasso di umidità.

La comparsa delle muffe in questi ambienti è molto comune e la tinta idrorepellente può azzerarne le possibilità, a patto che la struttura dell’edificio sia opportunamente isolata.

La condensa si forma più facilmente sulle superfici fredde nella casa, ad esempio sulle pareti esposte a Nord e sui soffitti. In alcuni casi, quelle superfici possono essere riscaldate migliorando l’isolamento termico. Anche se in molti casi non è possibile a causa della configurazione della casa o del costo del rinnovamento.

La presenza di condensa sulle pareti può causare danni alle finiture, come il distaccamento della pittura, favorire la proliferazione di muffe che rendono l’ambiente insalubre e spesso causano l’insorgere di allergie, può generare ruggine e far marcire le finestre con il telaio in legno.

Più in generale, gli effetti della presenza della condensa si hanno negli angoli, nelle pareti esposte a Nord o in presenza di cavedi.

Pittura murale anti condensa: soluzione valida per combattere la condensa

Esistono vari tipi di pittura anti condensa. Alcuni sono formulati superando il CPVC (Volume di Concentrazione Critica di Pigmenti) rendendo lo strato di pittura asciutta altamente poroso.

Queste pitture agiscono come una spugna assorbendo l’acqua da condensa. Esse sono di scarsa qualità, non resistenti a macchie o strofinamenti e favoriscono lo sviluppo di muffa e ruggine, permettendo la proliferazione di funghi, macchie nere ed una rapida degradazione della parete.

Le migliori pitture anti condensa sono formulate sotto la soglia del CPVC rendendo il film di pittura asciutta non poroso, impenetrabile all’acqua, resistente a macchie e strofinamenti. Inoltre l’utilizzo di fungicidi aiuta ad intensificare la durata della pittura.

Oltre a queste proprietà chimico-fisiche, la qualità più importante per una buona pittura anti condensa è la bassa conduttività termica, la quale, assicurando un buon livello di isolamento termico, permette di aumentare per alcuni gradi la temperatura della superficie della parete.

Se la temperatura della parete a contatto con l’umidità dell’ambiente è più alta, non si formerà la condensa sulla sua superficie o ne sarà ritardata la formazione.

Al fine di validare le proprietà anti condensa di pitture contenenti varie tipologie di cariche, sono stati effettuati vari test, utilizzando una metodica sviluppata da Nordtest, ente normatore dei paesi nord europei.

La norma Nordtest è legata alla determinazione della capacità della pittura di trattenere temporaneamente acqua in superficie senza gocciolare.

Consigli utili su come applicare la pittura idrorepellente

L’applicazione della pittura idrorepellente non risulta essere particolarmente difficoltosa. Con un minimo di esperienza ed un po’ di manualità si possono ottenere ottimi risultati.

Sono valide le regole generali che vengono seguite quando si tinteggia una parete. Le vernici idrorepellenti possono essere applicate su pareti poco omogenee senza che il risultato finale ne sia compromesso più di tanto.

Queste pitture termiche possono essere applicate nelle condizioni più svariate, senza particolari accorgimenti rispetto ad una pittura standard. 
Se ci troviamo in presenza di muffa, prima di procedere con i vari cicli applicativi bisognerà trattare il supporto con un detergente antimuffa.

Se le pareti sono interne e non sono mai state dipinte, bisognerà asportare con la spazzola il pulviscolo ed i frammenti di intonaco, livellando perfettamente la superficie con lo stucco, il quale verrà poi rasato e carteggiato; si applicheranno poi sia il fissativo sia due mani di pittura termoisolante intervallate tra loro di 12 ore circa se si opera in condizioni normali di umidità.  Se invece l’ambiente è più umido si consiglia di aspettare qualche ora in più.

Se le operazioni sono state eseguite correttamente, la superficie su cui è stata applicata la pittura termica, dopo una completa essiccazione, dovrebbe risultare al tatto sensibilmente più calda rispetto a come era prima dell’intervento.

Al fine di aumentare ulteriormente gli effetti, è possibile applicare nuovamente la pittura termica applicando altre mani, oltre alle due standard.

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Caratteristiche tecniche e modalità di installazione delle finestre da tetto

Caratteristiche tecniche e modalità di installazione delle finestre da tetto

Per rispettare i parametri igienico-sanitari edilizi finalizzati all’abitabilità, per esempio nel caso di recupero del sottotetto, c’è bisogno di più luce ed aria in casa?

Vuoi dotare l’abitazione di uno strumento naturale per valorizzare lo spazio architettonico? Oppure vuoi migliorare il microclima indoor e quindi il benessere degli ambienti?

In tutti questi casi, la risposta è aprire una finestra nella copertura. Avere a disposizione un’apertura sul tetto ottimizza la ventilazione naturale negli ambienti, grazie ai flussi d’aria che si vengono a creare con “l’effetto camino” e che contribuiscono a combattere l’inquinamento indoor, rendendo gli ambienti più salubri.

Da molto tempo si discute dell’efficacia e della necessità di frequenti ricambi d’aria. Sono così tanti i benefici tangibili conseguenti a questo intervento. Anche quando non è strettamente necessario nè obbligatorio, la metà dei costi può essere recuperata. Tutto ciò vale naturalmente per ogni copertura, a falda o piana, con il serramento idoneo.

Alcuni modelli infatti sono pensati per i tetti inclinati, differenziati in base alle pendenze. Altri per quelli perfettamente orizzontali.

Se la finestra sul tetto ha impedimenti strutturali per poter essere realizzata, la produzione ci viene in soccorso con altre soluzioni.

Finestre da tetto: custom made in ogni dettaglio

Anche la parte vetrata del serramento per il tetto si può scegliere secondo contesto e necessità: potrà essere curva, per favorire il deflusso della pioggia o adatta al calpestìo nel caso di copertura piana.

Qualunque sia la scelta, non si dovrà mai rinunciare a sicurezza d’uso e tenuta termica della finestra, nè alla resistenza ai tentativi di intrusione. Anche quelli per le coperture sono modelli che si possono equipaggiare con soluzioni specifiche e persino integrati a sistemi IoT o domotici: grazie alla presenza di sensori potranno essere resi autonomi oltre che gestibili da remoto. Tra gli accessori, si possono valutare anche tende e sistemi oscuranti, capaci di collaborare al contenimento dei consumi energetici dell’involucro edilizio e di offrire sempre il comfort visivo desiderato.

GGU Integra di Velux è una finestra a bilico elettrica, con anima in legno rivestita di poliuretano bianco (RAL 9003) realizzata in un unico stampo, senza giunture. E’ equipaggiata con un sistema di ventilazione a serramento chiuso, dotato di filtro per polvere ed insetti. L’anta può ruotare fino a 180° ed essere bloccata, con chiavistello, per consentire la pulizia del vetro esterno e per una maggiore aerazione.

Finestre da tetto: normativa e fattibilità

La disciplina che riguarda l’installazione di una finestra a tetto è ampia. Si parte dal Testo Unico per l’edilizia, che è stato riformato molto dal D.L.gs 222/2016. Poi entrano in gioco le norme regionali sul governo del territorio e dell’edilizia e possono essere più articolate e specifiche rispetto al primo.

Chi desidera realizzare un intervento di questo tipo deve confrontarsi anche con gli strumenti urbanistici (Piano Regolatore) ed i Regolamenti edilizi comunali: tramite questi si deve verificare se sia ammissibile da un punto di vista urbanistico-edilizio.

A questi si devono aggiungere anche le norme di settore, come quelle vincolistiche (Paesaggistica, Beni culturali o “Belle Arti”) oppure le norme antisismiche ed i progetti strutturali. Questi sono alcuni esempi.

Nel caso di inserimento di finestre sul tetto in edifici situati in zone soggette a vincolo paesaggistico, occorre verificare in quale tipo di vincolo si ricade. In base alla tipologia si può essere obbligati ad ottenere l’autorizzazione paesaggistica “semplificata” oppure addirittura esentati dalla richiesta. Va controllato caso per caso, perchè le tipologie di vincolo paesaggistico ed i relativi provvedimenti possono contenere specifiche prescrizioni, anche in questo ambito.

Gli interventi di installazione o modifica di finestre sul tetto possono beneficiare delle agevolazioni fiscali se fanno parte del complesso di opere che ne consentono l’accesso. In particolare possono accedervi a condizione che non facciano parte di interventi di nuova costruzione e se siano interventi compresi tra la manutenzione straordinaria e la ristrutturazione edilizia in caso di proprietà esclusive, mentre in caso di proprietà condominiali è ammessa anche la manutenzione ordinaria.

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pavimenti in resina

Pavimenti in resina: una soluzione hi-tech da scoprire

Negli ultimi anni chi si approccia alla ristrutturazione della casa o alla sostituzione dei rivestimenti prende in considerazione una strada alternativa: la resina.

pavimenti in resina sono una soluzione che coniuga un’estetica contemporanea, con necessità tecniche e pratiche. Si tratta di una scelta valida sia per ambienti di tipo industriale e commerciale sia per quelli residenziali.
Questo materiale normalmente è un composto di leganti sintetici ed inerti speciali ai quali possono aggiungersi alcune varianti in base alla funzione d’uso ed alla destinazione del rivestimento che può essere utilizzato per la pavimentazioneinterna ed esterna, ma anche a muro.

L’utilizzo della resina come rivestimento in contesti residenziali e privati, come le abitazioni, ha una storia piuttosto recente. Prima la resina era utilizzata prevalentemente in ambiti differenti come costruzioni industriali ad alto calpestìo frequentate da molte persone.

Oggi un pavimento resina in un ufficio, in uno showroom ma anche nelle case private rappresenta una scelta originale e stilosa che non ha a che fare solo con la necessità di andare a coprire la precedente pavimentazione, ma anche con la piacevolezza che si ottiene a fine risultato.
La superficie trattata con la resina diventa liscia e senza soluzione di continuità. Un rivestimento moderno molto adatto ad appartamenti e loft, open space dal gusto metropolitano e contemporaneo.

Ora è possibile trovare il rivestimento in resina adatto alla propria casa creando, grazie all’aiuto ed alla consulenza di esperti, una superficie ad hoc, personalizzata nella finitura e nel colore.

L’edilizia moderna si è aperta così al mondo delle resine per pavimenti. Negli ultimi tempi è un’opzione sempre più richiesta.

La resina è un materiale resistente e pratico, ma che si contraddistingue anche per un’estetica ricercata. Si tratta di un pavimento perfetto per ristrutturare casa, in quanto è molto sottile (circa 3-4 mm) e può essere applicato direttamente sull’esistente, dando un aspetto completamente nuovo agli ambienti senza dover rimuovere il pavimento originale.

Pavimento in resina: pro e contro del materiale


La resina è un materiale resistente e per questo duraturo nonostante la superficie venga calpestata e quindi la resina posata sia soggetta a continue sollecitazioni fisiche ma anche chimiche.

La resina ha una storia antica: in passato quelle naturali che si estraevano dalle piante e dagli alberi, venivano utilizzate come potente impermeabilizzante. Per questa ragione spesso viene adottata la resina anche come pavimentazione esterna: non teme l’acqua e nemmeno alti liquidi perché non può assorbirli.

Di conseguenza, anche la pulizia del pavimento in resina risulta molto facile perché la superficie è liscianon ha fughe al contrario delle piastrelle in ceramica o in grès e nemmeno giunture come il parquet. La superficie così come descritta viene definita monolitica perché uniforme.

Altro vantaggio che rende la resina una soluzione ideale per una ristrutturazione a basso impatto senza dover ricorrere alla demolizione è il fatto che la sua posa viene fatta direttamente sul pavimento esistente. Lo strato di resina va a coprire il vecchio pavimento, uniformando la superficie. Resistenza e durata di questo rivestimento a pavimento sono comprovate benché lo strato sia sottile e a spessore ridotto.

La facilità di sovrapposizione permette di rinnovare totalmente l’aspetto ed il look di una stanza o di un’intera abitazione con poca fatica senza dover intervenire sollevando porte interne e infissi esterni come porte finestre.
La resina a pavimento si presta anche in appartamenti che prevedono riscaldamento a pavimento: elastica, sottile e resistente, non rappresenta una barriera ma, al contrario,  favorisce il passaggio del calore. Una caratteristica  di questo materiale è la conducibilità termica.

La posa è rapida ed i costi sono molto competitivi: il risultato è una superficie liscia ed igienica di facile manutenzione.
Per la pulizia è sufficiente ricorrere a prodotti specifici, i quali sono reperibili molto facilmente sul mercato.

Un ultimo aspetto legato alla scelta della resina sta nella sua estrema versatilità: a seconda dell’ambiente, della sua destinazione d’uso e dell’effetto che si vuole ottenere, la resina viene personalizzata non solo per la nuance impiegata ma anche per il finish che caratterizzerà il risultato finale.
La resina per pavimenti interni può essere liscia o ruvidalucidaopacasatinata. Può diventare anche un elemento decorativo a tutti gli effetti.  Basti pensare che dentro la resina possono essere inseriti oggetti provenienti dalla natura, come foglie, pietre, legno, o complementi per dare un aspetto più moderno e personale al locale.

Si possono creare anche effetti molto diversi tra loro, come accade alle pareti quando si decide di riverniciarle. La resina si integra molto bene anche con tanti altri materiali, quindi basta affidarsi all’estro di specialisti.

Pavimenti in resina: quali sono gli svantaggi?

La resina, a fronte di un così ampio spettro di possibilità,  può presentare, come ogni scelta, anche qualche lato negativo. Gli inconvenienti legati a questa tipologia di pavimentazione sono simili a quelli del parquet in legno.

Con il passare del tempo e l’usura, la resina a terra potrebbe creparsi in alcuni punti o piccole rotture.
Si tratta di inestetismi che potrebbero risultare fastidiosi. Si possono però prevenire  e fare una valutazione prima della posa il supporto su cui andrà sovrapposta.

L’accidentale caduta di oggetti nel tempo ed il calpestìo con i tacchi  può causare graffi in superficie. Per questo motivo, molto spesso le zone più soggette a calpestìo, in casa, vengono protette, ad esempio con dei tappeti. Inoltre, quando si decide di posare un pavimento in resina è sempre opportuno valutare il supporto su cui si posa il pavimento, per evitare che nello strato di resina si formino irregolarità.
L’aspetto della resina potrebbe modificarsi con gli anni. Se viene posata una resina che non ha tra le sue caratteristiche la resistenza ai raggi UV, quest’ultima potrebbe virare nel colore e risultare ingiallita rispetto al momento della sua posa.

I raggi UV in alcuni casi possono avere un effetto ingiallente sulla resina e la soluzione generalmente consiste nel provvedere a trattare le pavimentazioni con finiture poliuretaniche, più resistenti. Infine, è possibile che nel caso si bagni, il pavimento diventi scivoloso.

Ovviamente gli svantaggi di cui abbiamo parlato possono essere limitati se si scelgono prodotti di qualità e se ci si affida a professionisti esperti che oltre alla posa in sé accompagnano la scelta ed il cliente già dal sopralluogo e poi nel tempo, al fine di intervenire dove possibile e limitare i danni.

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tetto caldo freddo

Tetto caldo, tetto freddo e tetto rovescio, le caratteristiche delle tre coperture tetto

Hai intenzione di ristrutturare il tetto? Prima di farlo è importante tenere ben presente la differenza tra tetto caldo, tetto freddo e tetto rovescio.

Quali sono le differenze e le caratteristiche tra le tre coperture tetto?

  • Tetto caldo. Si tratta di una copertura che vede l’impiego, come strato più esterno, delle classiche guaine bituminose o sintetiche. Nel tetto caldo, lo strato isolante viene posto sotto la guaina e l’isolante resta protetto senza subire l’effetto dilavamento.

Di contro, è fondamentale ricordare che le guaine bituminose sono molto sensibili alle escursioni termiche. Sul tetto batte il sole e di sera c’è una forte umidità. questi fattori tendono a creare delle crepe nello strato bituminoso mettendo la casa a rischio infiltrazioni.

Mentre il tetto rovescio deve ospitare uno strato di ghiaia, il tetto caldo dovrà essere ricoperto da resine acriliche (in commercio si trovano di colore rosso, verde, bianche o nere). Queste resine proteggono la guaina dall’escursioni termiche e, di conseguenza, preservano il sottostante strato isolante.

La guaina nuda non può essere calpestabile, mentre con l’aggiunta della resina acrilica sarà possibile calpestare il tetto caldo. Lo strato di resina acrilica va rinfrescato annualmente, altrimenti si rischia di danneggiare la guaina lasciandola troppo esposta agli sbalzi di temperatura.

  • Tetto freddo. Si tratta della copertura più complessa ma anche più efficace in termini di isolamento termico e prevenzione di infiltrazioni, problemi di umidità, muffe.

Il tetto freddo consiste in una copertura isolante ed impermeabilizzata che sovrasta una “camera d’aria”, uno strato che consente la ventilazione offrendo un migliore isolamento termico.

In un tetto freddo vi è un’autentica camera di scambio ventilata, eliminando completamente il problema legato alla condensa all’interno delle mura dell’abitazione e la successiva formazione di vapore acqueo viene evitata mediante la ventilazione con estrusione del vapore.

Il tetto freddo può essere realizzato sia in fase di costruzione sia in fase di ristrutturazione del tetto, applicando dei pannelli al di sotto del tetto a falda che consentono la formazione dell’intercapedine di aria. Durante i lavori, è necessario che l’intercapedine mantenga lo stesso spessore lungo tutta la falda così da evitare fenomeni di accumulo dell’aria con temperature differenti e strozzature che rallentano o impediscono la ventilazione.

Il meccanismo del passaggio d’aria contribuisce a coibentare nel miglior modo possibile un ambiente sottotetto, comportando un notevole risparmio energetico.

I vantaggi del tetto ventilato in estate e in inverno

In inverno, disponendo del tetto ventilato e quindi di una corretta circolazione d’aria, si eviteranno condense e possibilità che il materiale isolante si impregni di acqua. Inoltre, in caso di nevicate, la ventilazione, permetterà lo scioglimento uniforme della neve sul tetto evitando che si formino barriere di ghiaccio.

In estate, l’aria che penetrerà dalla gronda, si riscalderà nell’intercapedine per effetto dell’irraggiamento, ma diventando più leggera ed avendo una porta aperta verso l’esterno, fuoriuscirà dal colmo o dalla scossalina, evitando così un accumulo di calore all’interno del materiale di copertura.

La realizzazione di un tetto con flusso d’aria permette di limitare fortemente fenomeni di condensa. L’uso del legno, un materiale traspirante, aumenta le proprietà anti-condensa.

Per questo motivo un tetto ventilato in legno trova largo impiego nella realizzazione di chalet o case poste in luoghi con sbalzi termici giornalieri e che quindi potrebbero essere soggetti a fenomeni di condensa.

Inoltre il tetto ventilato in legno conferisce un tocco di calore e di design rustico all’abitazione.

Un tetto ventilato presenta le seguenti caratteristiche:

  • struttura portante e perlinatura;
  • telo di tenuta, ossia un freno vapore;
  • coibentazione, con uno spessore minimo di 16 cm, per la protezione sopratutto dal caldo;
  • protezione dal vento ed impermeabilizzazione;
  • la camera di ventilazione: questa dev’essere posta fra il manto in coppi e lo strato coibente e dev’essere non inferiore a 5 cm.
  • il flusso ascensionale dell’aria non dev’essere ostruito dalle listellature;
  • importanti elementi per il corretto funzionamento di un tetto ventilato sono la gronda (dalla quale l’aria deve entrate) ed il colmo o la scossalina (dai quali deve fuoriuscire).

Nel caso in cui non venga rispettato questo schema, non si può parlare di ventilazione, ma di microventilazione

  • Tetto rovescio. Da un punto di vista di impermeabilizzazione e di isolamento, questa tipologia di copertura è indubbiamente considerata  una delle migliori coperture. E’ sicuramente più isolante ed impermeabilizzante del tetto caldo ma non del tetto freddo (detto anche tetto ventilato).

Un tetto si definisce rovescio quando la posizione della guaina è invertita rispetto a quella dell’isolante. Nonostante le buone caratteristiche di isolamento ed impermeabilizzazione, il tetto rovescio non è molto diffuso perché noi utenti siamo abituati a considerare lo strato impermeabile come l’ultimo della copertura di un edificio.
Nel tetto caldo viene posizionato prima l’isolante e poi la guaina. Nel tetto rovescio la guaina viene posta sotto l’isolante, in modo tale da essere meno esposta alle variazioni termiche.

Nel tetto rovescio, se la guaina viene protetta, è lo strato isolante che rischia il cosiddetto “effetto dilavamento”. Per questo motivo dovrebbe essere protetto con un ulteriore strato. Generalmente si utilizza la ghiaia ma l’effetto dilavamento è solo attutito.

L’isolante sarà quindi la parte più esposta agli agenti atmosferici per cui dovrà avere caratteristiche ben precise:

  • resistenza all’azione di acqua e umidità;
  • buona resistenza alla compressione;
  • resistenza ad eventuali cicli di gelo e disgelo.

pannelli Isover XPS sono particolarmente adatti per tutte quelle applicazioni dove sono richieste, oltre a un ottimo potere termo-isolante, anche un’elevata resistenza all’acqua ed alla compressione. Questi pannelli sono realizzati in polistirene espanso estruso in monostrato con bordi battenti, costituiti da celle perfettamente chiuse, uniformi ed omogenee riempite con gas a ridotto impatto ambientale. Ideali per realizzare i tetti rovesci. 

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Superbonus del 110%: i lavori in casa pagati dal Fisco

Superbonus del 110%: i lavori in casa pagati dal Fisco

Il 19 maggio è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto rilancio che prevede tra le tante misure, il Superbonus fiscale del 110% riguardante una serie di interventi edilizi.

Il Superbonus in tre punti:

Gli interventi: isolamento, caldaie ed antisismici.

  • Aumenta al 110% la detrazione fiscale per spese sostenute tra il 1 Luglio 2020 ed il 31 Dicembre 2021.
  • Agevolati i lavori di coibentazione (almeno per il 25% con classe energetica più alta) e cambio della caldaia con impianti ad alta efficienza. Escluse le seconde case monofamiliare.
  • Agevolata la messa in sicurezza sismica in zona 1, 2 e 3

I “collegati”: fotovoltaico, colonnine ed ecobonus.

Detrazione al 110% anche per l’installazione di impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica ed altri interventi già agevolati dall’ecobonus (es. schermature solari), se abbinati ai lavori di risparmio energetico “principali” premiati dal Superbonus.

L’utilizzo: cinque rate, sconto o cessione.

  • Il Superbonus del 110% è recuperabile in cinque rate annuali.
  • In alternativa all’uso diretto come detrazione il beneficiario può scegliere la cessione del credito o lo sconto in fattura.
  • Diventano cedibili o scontabili anche gli altri bonus sui lavori ed il risparmio energetico.

Possono godere del Superbonus al 110% i condomini e le persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività di imprese, su unità immobiliari tranne su edifici unifamiliari diversi da quello adibito ad abitazione principale.

Lavori in casa ed agevolazioni previsti dal Superbonus al 110%

  • Cappotto termico in condominio: coibentazione di strutture opache (pareti e coperture). Superbonus al 110%, con recupero in 5 anni, su una spesa di 60mila euro per unità, se è interessato più del 25% della superficie disperdente e c’è salto di classe energetica. Per spese da Luglio 2020 a fine 2021. Possibile cessione o sconto in fattura.
  • Isolamento del tetto di un edificio: rifacimento del tetto di una casa singola con coibentazione. Con questo intervento di coibentazione della sola copertura è difficile ottenere il 110% perchè i lavori di isolamento devono incidere su oltre il 25% di superficie disperdente lorda. La novità è la possibilità di cedere il credito o avere lo sconto in fattura per le spese sostenute nel 2020 e 2021.
  • Impianto termico centralizzato: sostituzione dell’impianto di riscaldamento condominiale. Il bonus è al 110% per la sostituzione con impianti centralizzati a condensazione evoluti o a pompa di calore. Per spese sostenute da Luglio a fine Dicembre 2021 (massimo 30mila euro per unità immobiliare). Recupero in 5 anni. Possibile cessione o sconto in fattura.
  • Nuova caldaia in abitazione singola: sostituzione dell’impianto di riscaldamento in unità singole. Da Luglio 2020 a fine Dicembre 2021 bonus al 110% per la sostituzione con impianti a pompa di calore. Spesa massima di 30mila euro e recupero in 5 anni. Possibile cessione o sconto in fattura.
  • Recupero di villetta o casa isolata: ristrutturazione di un’abitazione monofamiliare. Restano invariati i seguenti bonus: edilizio standard (50%) o sismabonus (70 o 80%) su una spesa massima di 96mila euro, ecobonus (65% con una spesa massima in base al tipo di lavori). Questi bonus diventano cedibili o scontabili in fattura. Per alcuni tipi di lavoro dal 1 Luglio c’è la detrazione del 110% per il super-ecobonus (solo abitazione principale) o sismabonus potenziato, con recupero in 5 anni, sconto o cessione.
  • Tinteggiatura o restauro della facciata (visibile dalla strada): il bonus facciate resta invariato ma è possibile la cessione o lo sconto in fattura. Se però viene realizzato un cappotto termico incentivato al 110% anche la tinteggiatura sconta quel bonus (con recupero in 5 anni, su una spesa di 60mila euro per unità). Il 110% non ha limiti di zona urbanistica ma sono esclusi gli edifici unifamiliari seconde case.
  • Impianto fotovoltaico con accumulo: installazione di impianti fotovoltaici con accumulatore. Il bonus sale al 110% dal 1 Luglio 2020 al 31 Dicembre 2021, se l’intervento è eseguito insieme a quelli del superbonus o sismabonus. La spesa massima è di 48mila euro. Possibile cessione o sconto in fattura.
  • Cambio di finestre ed infissi: possibile cessione o sconto del bonus. L’aliquota sale al 110% se l’intervento è “congiunto” ad uno di quelli principali del superbonus per risparmio energetico.
  • Lavori edilizi in una singola abitazione: spostamento di una parete o altri lavori edili straordinari interni ad un alloggio o ad una casa monofamiliare. Detrazione del 50% per ristrutturazione edilizia, su una spesa massima di 96mila euro. Questa percentuale per ora è valida fino al 2020. Dal 2021 dovrebbe tornare al 36%. Per le spese degli anni 2020 e 2021 diventa possibile cedere il credito d’imposta o ottenere lo sconto in fattura.
  • Installazione di un nuovo condizionatore: bonus edilizio del 50% (entro il platfond di spesa generale di 96mila euro per unità immobiliare) per condizionatori a pompa di calore. Possibile cessione o sconto in fattura per la detrazione del 50% edilizio, per le spese sostenute nel 2020 e 2021.
  • Acquisto di mobili per arredare casa: detrazione del 50% su una spesa massima di 10mila euro per acquisto di mobili nuovi destinati ad arredare una casa ristrutturata (con bonus edilizio al 50%). Al bonus mobili, che si continua a recuperare in 10 anni, non si applica neanche la cessione o lo sconto in fattura.
  • Rifacimento o modifica dei giardini: trasformazione del cortile in giardino, rifacimento del giardino o installazione di fioriere fisse su una terrazza. Rimane invariato il “bonus verde” prorogato fino alla fine del 2020 dal decreto Milleproroghe. E’ una detrazione Irpef del 36% fino ad una spesa di 5mila euro per unità immobiliare abitativa, da recuperare in 10 anni. Non agevola l’acquisto di singole piante in vaso o lavori in economia. Il bonus non è cedibile o scontabile.

Il Superbonus e la sicurezza sismica degli edifici

Per  gli interventi di messa in sicurezza degli immobili  realizzati tra il 1 Luglio 2020 ed il 31 Dicembre 2021 si può usufruire del Sismabonus.   Lo sconto scenderà al 90% in caso di cessione del corrispondente credito ad un’impresa di assicurazione e di contestuale stipula di una polizza che copre il rischio di eventi calamitosi.

Il Decreto conferma la possibilità per il contribuente di optare, in luogo della detrazione, ad un contributo sotto forma di sconto in fattura da parte del fornitore. Questo sconto si potrà recuperare, a sua volta, sotto forma di credito di imposta cedibile ad altri soggetti, comprese banche e intermediari finanziari.

Per poter optare per la cessione o lo sconto, il contribuente deve chiedere il visto di conformità sulla dichiarazione dei redditi e l’opzione andrà comunicata in via telematica all’Agenzia delle Entrate.

Il Decreto prevede che i tecnici abilitati ed i professionisti incaricati del progetto che rilasceranno attestazioni ed asseverazioni infedeli rischieranno una sanzione pecuniaria da un minimo di 2mila euro fino a un massimo di 15mila euro.

Cappotto termico: sistema più efficace per coibentare un edificio

Cappotto termico: sistema più efficace per coibentare un edificio

Il cappotto termico è il sistema più corretto ed efficace per coibentare un edificio, in costruzione o già esistente e migliorarne la classe energetica.

Le conseguenze positive più significative si riscontrano nel maggior comfort indoor, a lungo termine, per la climatizzazione della casa (riscaldamento e raffrescamento).

Cos’è un cappotto termico?

Il cappotto termico è una soluzione tecnica di efficienza energetica applicata alle pareti esterne dell’edificio per frenare, in tutte le stagioni, il flusso termico (dall’ambiente a temperatura più alta a quello a temperatura più bassa).

L’installazione a regola d’arte del sistema cappotto consente di risolvere gran parte dei ponti termici, che sono i punti critici in cui si registra la dispersione termica.

Il mercato offre diverse soluzioni, spaziando tra sistemi basati sull’uso di materiali di sintesi, come l’EPS o naturali (cellulosa, canapa, sughero).

L’efficacia del cappotto termico non è da attribuire al solo isolante scelto. Essendo una tecnologia composta da diversi elementi e procedure applicative, funziona come un sistema che va progettato e realizzato con le specifiche regole, che per ogni materiale possono essere diverse, per non rischiare problematiche, quali le  infiltrazioni d’acqua.

La tecnica di isolamento a cappotto consiste nell’applicazione all’edificio, dall’esterno, di un sistema stratificato, definito ETICS (External Thermal Insulation Composite System, Sistema Composito di Isolamento Termico Esterno).

I vantaggi del cappotto termico

Isolare dal caldo e dal freddo, ma non solo. Applicare un cappotto termico per esterni ha molti risvolti positivi:

  • Risparmio energetico ed economico. Postato a regola d’arte e certificato, un cappotto termico consente di ridurre le bollette del 45% (fonte: Cortexa, Consorzio per la cultura del sistema a cappotto). Grazie all’isolamento dell’edificio si abbatte la dispersione termica e quindi il consumo di energia necessaria per il riscaldamento ed il raffrescamento. L’investimento iniziale è ammortizzabile in 3-5 anni.
  • Comfort abitativo. Mantenere costante la temperatura all’interno della casa rende gli ambienti più vivibili. Per raggiungere tale obiettivo, nel rispetto delle leggi naturali della termodinamica, bisogna fare in modo che la temperatura dell’aria interna al volume sia quanto più possibile simile a quella delle superfici interne delle abitazione (quindi delle pareti). Isolare correttamente i muri è dunque il primo passo.
  • Rispetto dell’ambiente. Poiché riducendo le perdite termiche si contiene il fabbisogno energetico della casa e si abbattono i consumi di combustibile, ecco che l’applicazione di un sistema di isolamento a cappotto permette di ridurre l’impatto del settore residenziale sull’ambiente. Quando la coibentazione è posata a regola d’arte, si risparmiano almeno 630 kg di CO2 per abitazione, ogni anno (fonte Cortexa).
  • Aumento del valore dell’immobile. Proporre al mercato una casa giù equipaggiata con un cappotto termico permette di elevarne la classe e quindi anche il valore. Meno consumi equivale a maggior pregio.
  • Risparmio sulla metratura. Scegliere un cappotto anziché un sistema di isolamento dall’interno significa non dover “sacrificare” superficie, sfruttando quindi al massimo i mq disponibili nella casa.

Quali sono i materiali più diffusi per il cappotto?

Il cappotto termico si presta ad essere “interpretato” con molti materiali isolanti diversi: in linea di principio ogni tipo di isolante può essere adatto, purchè risponda al requisito di idoneo all’uso nei sistemi ETICS.

Il materiale più diffuso, per motivi economici e per facilità di posa, è senza dubbio il polistirene espanso sintetizzato (EPS), ma stanno aumentando sensibilmente le richieste di pannelli in fibra di legno, sughero ed altro. Mentre le fibre minerali continuano a crescere costantemente.

La scelta dei materiali: le novità del mercato per soluzioni high quality

Che si tratti di palazzo o casa indipendente, solo un tecnico esperto e certificato saprà consigliare sistema e materiali adatti a raggiungere l’efficienza prefissata dal proprio progetto per quell’edificio.

A partire dagli obiettivi (contenimento energetico e benessere termico indoor), per poter stabilire il miglior “sistema cappotto”, caso per caso, entrano in gioco orientamento dell’edificio, materiale delle pareti, quantità e posizione dei ponti termici, ovvero i punti di discontinuità del materiale, attraverso i quali si verificano le dispersioni termiche e che, in generale, costituiscono una criticità per la salubrità degli ambienti interni. Ed, infine, la finitura. Oggi sempre più produttori sono in grado di offrire sistemi completi, ma può anche capitare che si utilizzino più fornitori, purchè i vari elementi siano tra loro compatibili.

Le regole per l’isolante

Sottoposto ad un carico, il materiale coibentante si riduce di spessore; ne consegue una diminuzione del potere isolante.

Per le applicazioni edili che sono soggette a regole sulla reazione al fuoco, è importante verificare l’Euroclasse di reazione al fuoco del prodotto isolante. I pannelli devono essere posati in modo continuo senza spazi vuoti. Per i materiali soggetti a variazioni dimensionali esistono specifici sistemi di posa. Per applicare in continuità isolanti diversi occorre seguire le indicazioni dei produttori.

ponti termici, come il mancato isolamento di travi e pilastri, comportano il rischio di danni ed ammaloramenti da condensa.

Dagli elementi base del cappotto ai pacchetti termici completi e brevettati

Al momento dell’acquisto, oltre alle performance del cappotto, entra in gioco anche la necessità di non eccedere con l’aumento di spessore in facciata.

  • Ad alte performance. Della gamma di sistemi per cappotto Fassatherm di Fassa BortoloSilver Classic è specifico per ridurre le tensioni indotte dai cicli termici.

La prerogativa si deve all’innovativo design della lastra isolante, combinato con le prestazioni di un rasante fibrorinforzato ed una rete d’armatura ad alte performance.

L’addizione della polvere di grafite nella forgiatura della lastra permette al sistema di raggiungere elevate prestazioni termiche con spessori ridotti.

Appartiene alla gamma anche il versatile collante/rasante in più colori (bianco, grigio ed extra bianco).

  • Per le strutture in legno. Il sistema Wood-Smart di Knauf è un sistema testato e garantito per la posa su struttura in legno di isolanti in EPS e lana minerale.

E’ disponibile con EPS bianco, grigio e, nella versione Smart, con lana di roccia.

In questa versione, la lana di roccia utilizzata è incombustibile (Euroclasse di reazione al fuoco A1) ed assicura anche isolamento acustico.

Questo sistema, innovativo per il settore, ha ottenuto il benestare tedesco in riferimento all’applicazione su supporti lignei. (Z-33.37-889).

Il sistema è indicato anche per l’applicazione su strutture X-LAM.

  • Come una muratura. Weber.Therm Robusto Universal di Weber Saint Gobain è un sistema di isolamento termico esterno che coniuga le prestazioni di un sistema a cappotto con la robustezza e la solidità di una muratura tradizionale.

Solido, utilizza intonaci speciali applicati nello spessore di 2 cm, lasciando poi grande libertà estetica per il rivestimento finale.

Garantisce prestazioni di isolamento acustico, traspirabilità, la migliore reazione al fuoco e la possibilità di rinnovo degli elementi nel tempo.

Oltre che nella versione a pittura, il sistema è declinabile anche in altre tipologie di finitura, tra cui la pietra.

  • Super impermeabile. Il sistema Renovatherm di Sikkens, in collaborazione con BASF, punta sulle performance dei prodotti di finitura, che svolgono una funzione estremamente importante: oltre a creare un effetto estetico gradevole, assicurano una protezione agli strati sottostanti, creandone uno impermeabile all’acqua piovana.

In questo modo si preservano i componenti del cappotto e si garantisce al tempo stesso un’elevata permeabilità al vapore acqueo, responsabile del fenomeno della condensa.

La gamma completa comprende pannelli in EPS ad elevate prestazioni.

  • L’intercapedine d’aria. Isotec Parete di Brianza Plastica propone un sistema di facciata ventilata che, in un’unica soluzione tecnica, forma il cappotto termoisolante e fornisce la struttura di supporto per la finitura esterna di rivestimento.

Il pannello isolante, infatti, è dotato di correntino portante forato che crea una camera d’aria ventilata tra pannello isolante e finitura.

La parte ventilata è una versione del “cappotto”, che in più prevede un’intercapedine di aria tra isolante e  rivestimento. Tale lamina d’aria serve ad evitare la condensa tra gli strati.

Il pannello isolante è protetto da una lamina di alluminio impermeabile.

  • In lana di rocciaREDart di Rockwool si basa sull’uso di un pannello in lana di roccia a doppia densità, materiale formato al 97% da materiali minerali (basalto, gabbro) e riciclati.

Assicura comfort abitativo invernale ed estivo, traspirabilità della facciata, protezione dell’edificio dal fuoco e durabilità, con possibilità di applicazione su molte tipologie di supporto.

E’ un sistema completo che comprende anche il collante, i fissaggi meccanici, il rasante, la rete di armatura e numerosi tipi di finitura.

Questo materiale è adatto anche per edifici con volumi irregolari.

  • Lana di vetro: riciclata e riciclabile. Isover Clima34 G3 di Isover Saint Gobain è un pannello in lana minerale, con un indice di conducibilità termica pari a 0.034, valore molto basso.

La struttura a celle aperte della lana di vetro gli conferisce particolari prestazioni di isolamento termico e traspirabilità; mentre l’intreccio delle fibre di cui è composta crea una moltitudine di pori che trattengono l’aria, impedendo al calore di passare attraverso il muro.

  • Un pannello sandwich. Il pannello Classe SK di Stiferite è in schiuma polyiso espansa senza l’impiego di CFC o HCFC, rivestito su entrambe le facce con velo vetro saturato, specifico per le applicazioni dall’esterno. Stabile e compatibile (aderisce a rasanti, intonaci e collanti) viene usato per le applicazioni del cappotto sotto intonaco sottile, oltre che per la correzione di ponti termici.

Per una posa corretta, questi sono gli step da seguire:

  1. Partenza a terra. In corrispondenza della quota “0” del sistema, occorre posare in bolla un profilo di partenza. Qualora questo punto risultasse in corrispondenza del marciapiede, il profilo va fissato ad almeno un cm dal piano di calpestio.
  2. Posa e fissaggio. I pannelli vanno posati formando file orizzontali, dal basso verso l’alto, con giunti sfalsati. In corrispondenza degli spigoli le teste  dei pannelli dovranno essere alternate.
  3. Spigoli, rientranze. Sono da proteggere con appositi profili in lega di alluminio, a loro volta rinforzati con strisce di rete in fibra di vetro.
  4. Armatura e finitura. L’intonaco armato va realizzato sull’isolante mediante applicazione di un primo strato di rasante. Su questo, ancora fresco, va poi posizionata ed annegata la rete di armatura in fibra di vetro.

Nei sistemi a cappotto la base è fondamentale. Un corretto raccordo tra isolante e terreno evita di esporre il materiale a rischi derivanti per esempio dall’umidità da risalita, garantendone la stabilità dimensionale e la durata.

Allo scopo si possono utilizzare pannelli di diverso tipo. Tra quelli messi a punto in modo specifico, spesso si ricorre a quelli in polistirene espanso sinterizzato, che offrono garanzia di stabilità dimensionale, particolarmente importante nel sistema cappotto.

In genere questi hanno sulla superficie una particolare “pelle” per impedire l’assorbimento dell’acqua e limitare la risalita dell’umidità dal suolo.

Ve ne sono alcuni che presentano una serie di incisioni per indicare e limitare l’area nella quale applicare il collante, dalla posa facilitata e velocizzata.

I riferimenti normativi da tener presente per il sistema cappotto

  • ETAG 004: linee guida tecniche europee per sistemi isolanti  a cappotto e per esterni con intonaco.
  • ETAG 014: linee guida tecniche europee per tasselli in materiale plastico per sistemi isolanti a cappotto.
  • EN 13162: isolanti termici per edilizia- Prodotti di lana minerale (MW).
  • EN 13163: isolanti termici per edilizia- Prodotti di Polistirene Espanso Sinterizzato (EPS)
  • UNI EN 13499: isolanti termici per edilizia. Sistemi compositi di isolamento termico per l’esterno (ETICS) a base di polistirene espanso.
  • UNI EN 13500: isolanti termici per edilizia. Sistemi compositi di isolamento termico per l’esterno (ETICS) a base di lana minerale.

Il cappotto termico è una soluzione tecnica di efficienza energetica applicata alle pareti esterne dell’edificio per frenare, in tutte le stagioni, il flusso termico (dall’ambiente a temperatura più alta a quello a temperatura più bassa). 

L’installazione a regola d’arte del sistema cappotto consente di risolvere gran parte dei ponti termici, che sono punti critici dove si registra la dispersione termica.

Il mercato offre diverse soluzioni, spaziando tra sistemi basati sull’uso di materiali di sintesi, come l’EPS o naturali (cellulosa, canapa, sughero).

L’efficacia del cappotto non è da attribuire al solo isolante scelto; essendo una tecnologia composta da diversi elementi e procedure applicative, funziona come un sistema che va progettato e realizzato con le specifiche regole, che per ogni materiale possono essere diverse, per non rischiare problematiche quali, per esempio, le infiltrazioni d’acqua.

Per quanto riguarda le performance dell’isolamento termico, tutti i materiali che minimizzino il passaggio di energia termica tra due corpi a differenti temperature, che hanno cioè una conducibilità termica molto bassa, di provenienza naturale o sintetica, sono assolutamente confrontabili.

Insufflaggio termico, intervento efficace per ridurre consumi e costi energetici

Insufflaggio termico, intervento efficace per ridurre consumi e costi energetici

L’interesse a limitare le dispersioni di calore con un conseguente risparmio economico e la crescente cura nei confronti dell’ambiente in termini di emissioni hanno fatto sì che negli ultimi anni si prestasse sempre maggiore attenzione all’isolamento termico degli edifici.

Per procedere con questo tipo di isolamento si può ricorrere al cappotto termico con un intervento più complesso ed oneroso o all’insufflaggio.

Una delle tecniche più utilizzate per l’isolamento termico è l’insufflaggio

Con questo termine si intende il riempimento di muri dotati di un’intercapedine, ovvero di un vuoto tra due pareti o due elementi di un tetto.

Si tratta di un intervento che consente di eliminare le dispersioni termiche e di avere un risparmio energetico immediato in quanto verranno riempite le parti vuote con dei prodotti isolanti che si caratterizzano per un’elevata efficienza termica. Questa pratica consente di avere da subito un evidente risparmio in bolletta grazie alla minore dispersione termica e di conseguenza al minor utilizzo dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento. Inoltre permette di godere nella propria casa del comfort termico desiderato, raggiungendo la temperatura ideale.

Il  termine insufflaggio deriva da insufflare e vuol dire soffiare, introdurre aria. Sfruttando il sistema di costruzione di muri perimetrali detto a cassa vuota, tipico del periodo della seconda metà del ‘900, si ottiene la coibentazione termica svolta dall’insufflaggio. Questa tecnica punta a migliorare il comfort termico dell’abitazione ed evitare la dispersione del calore.

Il risparmio economico, se abbinato ad altri interventi come la sostituzione degli infissi e l’eliminazione dello spreco, fanno bene sia al portafoglio sia all’ambiente.

Non è una pratica adatta ad ogni situazione. Non è risolutivo rispetto ai ponti termici, ovvero a quei punti di discontinuità in cui si manifesta una dispersione di calore all’interno dell’abitazione. In inverno, ad esempio, il calore per cui si paga, esce facilmente all’esterno.

C’è poi da considerare la presenza di alcuni elementi strutturali come pilastri e tubazioni che possono causare ponti termici perchè si verifica un’interruzione del materiale isolante. Occorre quindi valutare bene il proprio singolo caso prima di agire.

Come si realizza l’insufflaggio?

Realizzare l’insufflaggio è una tecnica semplice che non richiede lunghe tempistiche. Sono infatti necessarie  poche giornate per poter beneficiare di tutti i privilegi che offre questo intervento, il quale può essere effettuato su pareti, intercapedini e sottotetti.

Può essere realizzato sia dall’interno sia dall’esterno ed anche in case abitate, senza particolari disagi per chi vive all’interno dell’abitazione. Sarà infatti sufficiente spostare i mobili di qualche metro per poter operare al meglio.

Attualmente è la migliore soluzione in commercio per quanto riguarda conducibilità termica, incombustibilità ed assestamento nullo.

L’isolamento dell’intercapedine di pareti perimetrali o sottotetti grazie all’insufflaggio  permette di ridurre notevolmente la dispersione termica, assicurando da subito un maggiore comfort termico in casa ed un consistente risparmio.

Per migliorare ulteriormente i risultati dell’intervento è consigliabile abbinare l’installazione di apparecchi per la ventilazione meccanica localizzata con recupero di calore in modo tale da mantenere salubri e con un alto comfort termico tutti gli ambienti dell’abitazione.

I materiali utilizzati per l’insufflaggio

materiali che vengono utilizzati più spesso per l’insufflaggio sono indubbiamente:

  • fibra di cellulosa,
  • lana di vetro,
  • sughero,
  • fibre di EPS con grafite
  • poliuretano
  • sughero

La grande varietà di materiali disponibili per l’insufflaggio delle intercapedini può generare alcuni dubbi su quali siano i migliori e per questo è molto importante affidarsi a professionisti seri e competenti che siano in grado di fornire tutte le informazioni necessarie sulle prerogative di ogni materiale e di suggerire la soluzione più indicata per ogni realtà.

I vantaggi dell’insufflaggio termico

E’ conveniente isolare la propria casa mediante insufflaggio perché presenta le seguenti caratteristiche:

  • economico 
  • semplice e poco invasivo (non altera l’aspetto della facciata e non richiede ponteggi ed opere di muratura)
  • versatile (applicazione sia dall’interno che dall’esterno)
  • veloce (tempi di posa ridotti rapidi: in una sola giornata è possibile isolare un intero appartamento)
  • nessuna pratica edilizia
  • Eccellente isolamento termico
  • Eccellente isolamento acustico 
  • Riduzione dei consumi energetici 
  • Sicurezza al fuoco grazie all’incombustibilità del materiale
  • Materiale idrorepellente
  • Prestazioni inalterate nel tempo

Le detrazioni fiscali per l’insufflaggio

Gli interventi di insufflaggio rientrano negli interventi di riqualificazione energetica e possono beneficiare delle detrazioni fiscali del 65%.

Per ottenere tali detrazioni occorre che un tecnico abilitato (ingegnere, architetto, perito) si occupi della asseverazione dei lavori per comunicare all’Enea i dati tecnici dell’intervento.

L’intervento di isolamento per rendere possibili le detrazioni previste dall’Ecobonus deve raggiungere dei risultati in termini di riduzione delle dispersioni. Se nonostante l’isolamento termico non si ottengono tali risultati le detrazioni del 65% non sono possibili.

In questo caso (ed eventualmente per altre questioni fiscali) è possibile ricorrere alle detrazioni fiscali del 50% previste per la ristrutturazione edilizia.

Linea vita sul tetto: normativa e sicurezza

Linea vita sul tetto: normativa e sicurezza

La linea vita è un dispositivo di ancoraggio anticaduta che segue le norme UNI EN 795:2012 e UNI 11578, le quali permettono, con una serie di ancoraggi posti in quota, di agganciare in sicurezza gli operatori che stanno lavorando al montaggio di edifici prefabbricati o alla manutenzione di immobili.

L’ancoraggio, al quale gli operatori si agganciano tramite imbracature e cordini, evita la caduta dall’alto, dando al contempo massima libertà di movimento orizzontale. Questo rende le linee vita la soluzione migliore quando si devono eseguire lavori sui tetti,  manutenzione  su impianti industriali ed edifici civili, coperture fotovoltaiche, le quali necessitano periodicamente lavori di manutenzione e controlli.

Si tratta di una sistema formato da almeno 2 punti di ancoraggio, uniti da un cavo in tensione in acciaio inossidabile.

Lo scopo della linea vita è quello di assicurare al cavo teso di acciaio i D.P.I. (Dispositivi  di Protezione Individuale). Grazie ai quali ed alla linea vita, gli operatori possono muoversi e lavorare su tutta la superficie della copertura in totale sicurezza.

La qualità dei materiali è un requisito imprescindibile affinchè i sistemi di sicurezza possano risultare realmente efficaci.

Le diverse tipologie di linee vita

  • linee vita orizzontali (con inclinazione massima di 15° rispetto all’orizzontale) e  linee vita inclinate-verticali
  • linee vita flessibili, realizzate con cavo metallico o tessile e linee vita rigide realizzate con profili metallici
  • linee vita permanenti, destinate a rimanere stabilmente in dotazione ad un edificio  e linee vita temporanee/portatili, destinate ad essere installate, utilizzate e successivamente rimosse per essere poi eventualmente riutilizzate in un altro in maniera analoga ad un dispositivo di protezione individuale.

Linea vita: normativa attualmente in vigore

La normativa sulle linee guida attualmente in vigore, viene espressa nell’ Art. 115. (coordinato con

il D.lgs.106/2009) e  riguarda i Sistemi di protezione contro le cadute dall’alto.

Nei lavori in quota qualora non siano state attuate misure di protezione collettiva come previsto all’articolo 111, comma 1, lett. a), è necessario che i lavoratori utilizzino sistemi di protezione idonei per l’uso specifico e composti da diversi elementi quali:

  • connettori
  • dispositivo di ancoraggio
  • cordini
  • dispositivi retrattili
  • guide o linee vita flessibili
  • guide o linee vita rigide
  • imbracatura

Il sistema di protezione deve essere assicurato, direttamente o mediante connettore lungo una guida o linea vita.

La messa in sicurezza richiesta dalla legge italiana

La legge italiana richiede la messa in sicurezza contro le cadute dall’alto a tutela dei lavoratori. Molte Regioni, sensibilizzate dall’argomento, hanno promulgato leggi regionali che impongono l’installazione di linee vita sugli interventi di ristrutturazione di edifici esistenti e sulle nuove costruzioni.

Installazione di linee vita in Piemonte

L’installazione di linee vita in Piemonte è regolamentata da una normativa regionale, la quale definisce responsabilità, criteri di installazione, requisiti delle imprese installatrici e caratteristiche degli ancoraggi.

Si  tratta della Legge Regionale 14 luglio 2009, n. 20 , la quale prevede lo Snellimento delle procedure in materia di edilizia e urbanistica.

Quando è stata pubblicata indicava, all’articolo 15, i requisiti già espressi nel testo unico nazionale sulla sicurezza sui luoghi di lavoro D.lgs 81/08 di dover prevedere, già in fase di realizzazione dell’opera, misure di sicurezza per accessi ed interventi successivi.

La legge è stata in seguito aggiornata con riferimenti più precisi in merito ai dispositivi fissi per la protezione della cadute dall’alto.

Situazioni in cui è obbligatorio installare una linea vita su tetto in Piemonte

Riassumiamo di seguito le situazioni in cui, secondo il regolamento è obbligatorio, in Piemonte, installare un sistema di ancoraggi sul tetto di un edificio:

  • nuove costruzioni
  • manutenzione straordinaria, restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia mediante interventi strutturali
  • manutenzione ordinaria di riparazione, rinnovamento e sostituzione di manufatti che riguardano la copertura stessa quali la sostituzione anche parziale del manto o quelli necessari ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti
  • interventi di manutenzione straordinaria non strutturale, quali la sostituzione totale dell’orditura secondaria del tetto senza modifica della sagoma o l’apertura di lucernari o abbaini ovvero gli interventi di installazione di impianti solari termici
  • installazione di impianti solari termici o impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili 
  • varianti in corso d’opera relative agli interventi interessanti parti strutturali della copertura stessa predisposte successivamente all’entrata in vigore del regolamento

Casi di esclusione dall’obbligo di installare linee vita o dispositivi fissi di protezione

  • interventi che interessano le coperture, aventi un tetto con altezza dalla linea di gronda al suolo inferiore a 3 metri
  • opere di restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia che non prevedono interventi strutturali sulla copertura
  • interventi su coperture piane o a falda inclinata già dotate di dispositivi di protezionecollettiva (ad esempio parapetti o reti anticaduta) per i bordi e/o per le aree non calpestabili
  • opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee e ad essere immediatamente rimosse al cessare della necessità entro un termine non superiore ai 90 giorni

E’ sempre obbligatorio, quando è previsto l’accesso di lavoratori ad aree in quota, predisporre da parte del committente, opportune misure di protezione dalle cadute dall’alto. 

Documenti necessari per le linea vita in Piemonte e responsabilità associate

È prevista da parte del tecnico progettista, coadiuvato dal Coordinatore per la Sicurezza in fase di Progettazione, la redazione di un elaborato tecnico della copertura che deve contenere al suo interno una serie di documenti quali:

  • una relazione tecnica illustrativa delle scelte progettuali
  • planimetria in scala della copertura con indicazione degli elementi del sistema di ancoraggi, accessi, percorsi, ecc.
  • relazione di calcolo redatta da tecnico abilitato con verifica degli elementi strutturali del tetto alle azioni trasmesse in caso di eventuale caduta.
  • documentazione del fabbricante degli ancoraggi (dichiarazioni di conformità/certificati  – manuali di installazione ed utilizzo, schede tecniche, ecc.).
  • dichiarazione di conformità dell’installatore
  • registro di ispezione e manutenzione dei dispositivi
  • compilazione di un documento  di “Buone Pratiche” che dà indicazioni su come operare sulla copertura in sicurezza in merito a diverse attività.

Inoltre la norma regionale del Piemonte evidenzia che gli installatori di linee vita debbano essere “…informati, formati ed addestrati con particolare riferimento al corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale contro la caduta dall’alto, nel rispetto degli articoli 36, 37 e 77, comma 5 del d. lgs. 81/2008…”

Ristrutturazione facciate e tinteggiatura esterna, lavori di manutenzione ordinaria

Ristrutturazione facciate e tinteggiatura esterna, lavori di manutenzione ordinaria

Il colore di una casa ne determina abbastanza sia lo stile sia la bellezza dell’abitazione.

La tinteggiatura esterna è molto di più di una scelta del colore preferito. E’ parte fondamentale della buona riuscita nella creazione o ristrutturazione di ogni edificio sia per la sua funzione decorativa sia per la funzione di protezione e resistenza all’azione del tempo e degli agenti atmosferici.

Impermeabilità e traspirabilità determinano un diverso grado di comfort all’interno ed all’esterno delle abitazioni.

La tinteggiatura esterna  rientra nella definizione degli interventi di manutenzione ordinaria recata dall’articolo 3 del testo unico dell’edilizia che definisce interventi di manutenzione ordinaria “gli interventi edilizi che riguardano le opere di riparazione rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici”. Questo tipo di interventi rientra nelle categorie delle opere di restauro e risanamento conservativo.

Può essere realizzata con tecniche diverse e con materiali altrettanto vari, ciascuno dei quali in grado di restituire un proprio impatto estetico o esercitare una funzione specifica. Ad esempio, alcune pitture sono in grado, meglio di altre, di isolare termicamente ed acusticamente un edificio.

In linea generale, la tinteggiatura esterna serve sempre. In caso contrario, infatti, l’edificio apparirebbe incompleto, quasi al grezzo, con l’intonaco esposto alle intemperie.

Ma esistono due eccezioni.

  • Pareti in pietra. L’approccio estetico è completamente diverso e si basa appunto sulle caratteristiche visive della pietra,le quali conferiscono all’edificio un aspetto rustico, ma allo stesso tempo elegante.
  • Pareti con mattoni a vista. La tinteggiatura andrebbe a compromettere l’impatto estetico della parete, che si basa appunto sull’esposizione dei mattoni.

Tinteggiatura esterna: la normativa

Per tinteggiare le pareti esterne non è necessario alcun permesso. Tale intervento rientra nella categoria “manutenzione ordinaria” e quindi nell’edilizia libera. Ma, anche in questo caso si ravvisano delle eccezioni.

  • Vincoli paesaggistici ed architettonici. Alcune amministrazioni comunali si riservano il diritto di vincolare gli interventi dei privati alle esigenze del territorio. Prima di iniziare i lavori di tinteggiatura è fondamentale informarsi presso lo Sportello Unico dell’Edilizia sull’ esistenza di un “Piano del colore”,ovvero una regolamentazione che stabilisce le tinte e le tipologie di intonaco utilizzabili.
  • Abitazioni condominiali. Nella fattispecie, gli interventi di tinteggiatura potrebbero turbare la quiete condominiale e incidere sull’aspetto delle parti comuni, tra cui spicca ovviamente la facciata. Pertanto, è necessaria l’autorizzazione dell’assemblea condominiale prima di tinteggiare le pareti esterne della propria abitazione.

Intonaco e tipi di finitura per la tinteggiatura esterna

Esistono due tipologie principali di finitura:

  • liscia, una finitura semplice da realizzare che permette di avere una parete perfettamente liscia. Necessita di una base di pittura diluita con acqua a cui può seguire la tinteggiatura.
  • in rilievo. Presenta una superficie ruvida. Per realizzarla è importante passare una mano di fissativo in modo che la pittura, che deve essere al quarzo o silossanica, aderisca bene.

La scelta delle tipologie dipende unicamente dallo stile preferito.

Prima di procedere con la tinteggiatura esterna è fondamentale installare un’impalcatura al fine di facilitare tutte le operazioni. Si tratta di una serie di adempimenti volti a garantire il rispetto della normativa in termini di sicurezza sul lavoro.

La difficoltà dell’intero intervento dipende soprattutto dallo stato della superficie e dai lavori necessari per riparare eventuali danni prima di iniziare con la tinteggiatura vera e propria.

 La fase iniziale consiste nel rimuovere con uno scalpello le parti di intonaco lesionato o deteriorato. Si continua eliminando la polvere e pulendo l’intera area. Infine si ultima il tutto con la stuccatura di eventuali fori o crepe presenti sulla parete e, se necessario, si applica l’intonaco come base per la pittura.

Tinteggiatura esterna: tecniche e materiali

  • Tinteggiatura esterna ai silicati. Ottima alternativa alla classica pittura esterna a base di calce. E’ base di silicato di potassio e di pigmenti inorganici. La sostanziale differenza con le pittura per esterni a base di calce è quella di essere contemporaneamente idrorepellente e traspirante.

Le pitture esterne ai silicati, infatti, sono impermeabili all’acqua e permeabili al vapore: ciò le rende estremamente durevoli nel tempo e resistenti alla pioggia o qualsiasi altro agente atmosferico.

Adatta per interventi di restauro oppure a nuove costruzioni, questa tipologia di pittura può essere applicata sia in zone con alto smog sia in zone esposte ad alti tassi di umidità.

Anche in questo caso si utilizza la velatura, con il silicato che sostituisce completamente il latte di calce.

  • Tinteggiatura esterna a calce. E’ la più antica e la più utilizzata da sempre. Una diluizione di calce ed acqua, composta sostanzialmente di borace, caseina e terre naturali, con nessun agente chimico, elemento tossico o plastico: ciò rende la pittura a calce un materiale del tutto naturale.

Traspirante, resistente agli sbalzi di temperature ed ideale per l’isolamento delle pareti. Queste sono solo alcune delle caratteristiche di questa pittura: essendo un biocida naturale, i muri che vengono dipinti con questa tinteggiatura saranno anche resistenti a muffe e parassiti.

E’ una soluzione equilibrata, in quanto poco costosa e dalla resa funzionale-estetica più che soddisfacente. Viene applicata con la tecnica della velatura: si stendono tre mani di pittura, di cui la prima è preparatoria e base di solo latte di calce.

  • Tinteggiatura esterna a base di resina. Composta interamente da resine inorganiche soggette a polimerizzazione, con l’aggiunta di pigmenti (soprattutto per colorazioni diverse dal bianco). E’ la pittura in grado di conferire l’impatto estetico migliore e più vario, sebbene ceda un po’ il passo alle alternative sul fronte dell’isolamento termico.
  • Tinteggiatura esterna al quarzo. E’ composta da acqua, resine sintetiche e minuscoli granelli di quarzo, il quale conferisce alla tinteggiatura un’ottima capacità riempitiva (ideale per eventuali irregolarità delle pareti) ed una forte resistenza.

Le pitture al quarzo sono idrorepellenti, ideali per pareti di case esposte ad agenti atmosferici (come l’elevata umidità), resistenti nel tempo ed indicate per decorazioni di terrazze e balconi.

  • Pitture epossidiche e poliuretaniche. Le vernici epossidiche sono bicomponenti ad essiccazione chimica tramite un idoneo induritore.

Hanno una elevata resistenza all’abrasione. Per rimuoverle è necessario l’uso della carta abrasiva o della sabbiatura. Hanno un ottimo potere aggrappante e possono essere riverniciate.

Le vernice poliuretaniche invece sono bicomponenti e la loro essicazione avviene tramite l’evaporazione del solvente. Sono resistenti all’abrasione ed ai solventi. Difficilmente ingialliscono e per questo motivo conservano il loro colore originario.

Sono adatte sia per interni che per esterni.

  • Rivestimento al plastico continuo. Sono a base di leganti acrilici pigmentati del tipo a buccia d’arancia o gocciolato fine con pigmenti caricati con sabbia quarzifera fine e media.

Oppure a base di leganti acrilici pigmentati del tipo rasato, graffiato o spatolato liscio pigmentato.

 Gli interventi di tinteggiatura, ripulitura ed intonacatura sono interventi finalizzati al recupero della facciata degli edifici e rientrano nel bonus facciate 2020.

ristrutturazione casa

5 motivi validi per la ristrutturazione edilizia del tuo appartamento

La scelta di acquistare un appartamento da ristrutturare è un’ottima soluzione. Vedere ogni giorno, mese dopo mese, che il tuo sogno si stia realizzando è qualcosa di fantastico.

Ma pensandoci bene, potrebbe anche sorgerti qualche dubbio: conviene comprare un appartamento da ristrutturare o sarebbe meglio acquistare un immobile ex novo?

Iri Edile Ristrutturazioni ha la soluzione al tuo problema.

Quali sono i giusti motivi per acquistare un appartamento da ristrutturare?

ristrutturazione appartamento

 

  • Ristrutturare casa al fine di creare ambienti dal fascino unico. Le case costruite anni fa con tecniche e gusti appunto appartenenti ad un’epoca passata suscitano interesse poiché ricoperte dall’aspetto di un tempo che non si può riprodurre in una nuova abitazione. Acquistare una casa da ristrutturare è un’ottima soluzione per coloro che desiderano un’abitazione che rifletta il proprio gusto e che sia unica ed inconfondibile.
  • Ristrutturare casa per godere di volumi e spazi più ampi. Gli appartamenti costruiti in passato, precisamente fino agli Anni ’60, possono godere di spazi ampi sia nei metri quadri sia nell’altezza. Sono caratterizzati da stanze e finestre più ampie, soffitti più alti, sono dotate di spazi aggiuntivi come ripostigli, ingressi. Tutto ciò rispetto alle nuove costruzioni che sono solitamente calibrate dalle dimensioni minime di legge. Si tratta di una situazione molto vantaggiosa per le famiglie numerose o per coloro che desiderano una casa non sfruttata al minimo centimetro.
  • Ristrutturare casa sfruttando la “posizione strategica” dell’immobile. Solitamente le vecchie costruzioni sorgono in centri storici o in periferie cresciute con piani regolatori differenti. Una casa da ristrutturare solitamente si trova già in una zona ben servita della città, sia dai mezzi pubblici che dall’ organizzazione viaria. Inoltre il più delle volte non sarà mai isolata, ma inserita in un fitto dedalo di vie con negozi, supermercati, raggiungibili anche a piedi.
  • Risparmiare acquistando una casa da ristrutturare. Riguardo il risparmio sull’acquisto di una casa da ristrutturare ci saranno certamente alcuni fattori ben più ampi su cui poter fare leva. Ad esempio, se avremo l’accortezza di portare con noi un tecnico che possa valutare gli interventi da affrontare, potrà fornire alcuni elementi validi in fase di contrattazione sul prezzo. Più i lavori saranno ingenti e più si avranno argomenti da poter esporre. Inoltre la possibile assenza di un garage per le macchine, sarà altrettanto valida come argomentazione. Non mancherà poi un’analisi attenta dell’appartamento in sé.A parte gli impianti, sarà probabile che non tutto sia da rimodernare, come ad esempio i pavimenti in ogni zona dalla casa. E’ anche possibile che con piccoli lavori, alcuni ambienti potranno essere recuperati senza troppe spese. Inoltre l’utilizzo del web sarà utile per ricercare ditte specializzate per la ristrutturazione della casa, come Iri Edile Ristrutturazioni.
  • Ristrutturare casa per beneficiare delle agevolazioni fiscali. Con la nuova Legge di Bilancio 2019, saranno introdotte importanti novità circa la detrazione fiscale IRPEF che spetta ai contribuenti che effettuano lavori di ristrutturazione e di risparmio energetico Ecobonus, Sismabonus e di sistemazione e recupero del verde urbano. Il Governo Conte ha provveduto a prorogare i bonus casa 2019 fino al 31 Dicembre 2019.

Quali sono le novità sui nuovi bonus casa 2019?

 

  • Bonus casa 2019 ristrutturazioni: detrazione del 50% per un massimo di spesa pari a 96.000€ da suddividere in 10 quote annuali di pari importo. Estesa anche ad altri tipi di intervento.
  • Ecobonus 2019: detrazione al 65% per tutti coloro che effettuano interventi di risparmio energetico per un massimo di spesa pari a 100.000€ da suddividere sempre in 10 anni. Essa è estesa anche all’edilizia popolare.
  • Bonus verde 2019, con detrazione al 36% per la riqualificazione urbana con interventi agevolabili per i privati e condomini per terrazzi, balconi e giardini e per coloro che finanziano lavori per il verde pubblico.
  • Bonus caldaie 2019 in vigore il nuovo bonus caldaia a condensazione 2019.
  • Bonus mobili 2019: detrazione pari al 50% per le spese sostenute per l’acquisto di mobili e di elettrodomestici.
  • Sismabonus: detrazione fino all’85% per coloro che effettuano interventi su tutto l’edificio di risparmio energetico o di adeguamento sismico.
  • Bonus finestre ed infissi agevolabile sia con l’Ecobonus che con il bonus ristrutturazione. In entrambi i casi la detrazione delle spese è al 50%.

Con tali novità inserite nel testo della nuova Manovra, i contribuenti possono fruire di una detrazione bonus casa 2019 graduale che va da un minimo del 50% ad un massimo dell’85% a seconda del rendimento energetico o sismico.

Quali sono i fattori da tenere in considerazione durante la fase di ristrutturazione edilizia?

Quando si progetta una ristrutturazione completa o parziale occorre prendere in considerazione alcuni elementi fondamentali:

  • Verificare che l’impianto elettrico sia a norma richiedendo l’apposita certificazione e chiedendo ad un professionista di controllare la presenza ed il funzionamento di tutti i cavi necessari, oltre alla corrispondenza tra l’effettivo bisogno energetico dell’abitazione e la potenza dell’impianto.
  • Controllare che l’impianto idrico sia stato ristrutturato in base alla legge 46/90 richiedendo anche in questo caso la certificazione Nel caso in cui gli interventi non fossero a norma o fossero parziali, bisogna procedere alla ristrutturazione, ad esempio degli impianti vecchi.
  • Riguardo l’impianto di riscaldamento, effettuare un controllo sulle valvole dei radiatori al fine di verificare che possano regolarsi autonomamente. Nel caso di caldaia a gas, controllare che i fori di areazione ed i tubi di esalazione siano delle dimensioni adeguate e posizionati correttamente. Anche in questo caso è fondamentale richiedere la certificazione che ne attesti la conformità.
  • Verificare che lo spessore dei muri che separano l’abitazione da quella di eventuali vicini sia di almeno 20/25 cm. Lo spessore può essere un elemento discriminante anche nel caso di pareti interne alla stessa abitazione, soprattutto nel caso di rumori provenienti dal bagno.

In entrambi i casi, si può intervenire inserendo materiale fonoassorbente.

In base a questi elementi fondamentali potrai capire quali sono gli interventi necessari al fine di avere una casa a norma e soprattutto vivibile, considerando anche il costo da sostenere, il quale può variare in base ai lavori da effettuare, ai materiali scelti ed ai metri quadri dell’appartamento.

abbattimento barriere architettoniche

L’importanza dell’abbattimento barriere architettoniche in edifici privati

Le barriere architettoniche sono elementi costruttivi che non consentono o limitano lo spostamento di coloro i quali hanno una capacità motoria ridotta o impedita sia in forma permanente sia in forma transitoria. Ad esempio, per una persona affetta da una menomazione fisica o psichica, un gradino, una scala o una rampa troppo ripida, possono costituire una barriera architettonica in grado di rendere la vita dell’individuo molto complicata.

Lo scopo del superamento e dell’abbattimento delle barriere architettoniche è quello di agevolare l’autonomia delle persone disabili negli ambienti domestici.

Quando si parla di barriere si fa riferimento sia alla vivibilità delle città sia all’accessibilità della casa.
La legge di riferimento, in relazione ad edifici e luoghi privati, è il D.M. 236/89, attuativo della Legge 13/89. In base alla normativa questi ambienti devono essere resi accessibili, visitabili e adattabili.

Ma cosa s’intende per accessibilità, visitabilità ed adattabilità?

Per accessibilità si intende la possibilità per i disabili di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari, di entrarvi agevolmente e poterne utilizzare spazi ed attrezzature in sicurezza ed autonomia.
La visitabilità invece è la possibilità per il disabile di accedere agli spazi di relazione, come il soggiorno o la sala da pranzo ed ai servizi igienici.
L’adattabilità è la possibilità di modificare nel tempo la costruzione per renderla agevolmente fruibile dalla persona con difficoltà motorie o sensoriali.

Il D.M 236/89 stabilisce, per gli edifici e  gli spazi privati, i parametri tecnici e dimensionali da rispettare per il raggiungimento dei livelli di qualità sopra citati. Ad esempio, le dimensioni minime delle porte, le caratteristiche di scale e rampe, le dimensioni degli ascensori, l’ampiezza degli spazi necessari per la rotazione di una sedia a rotelle.

Ogni nuova costruzione deve rispettare tali requisiti. I vecchi edifici invece devono essere adeguati alla normativa qualora vengano ristrutturati.  Eliminare tutti gli elementi architettonici che sono di ostacolo alla vita del disabile è di fondamentale importanza in quanto questi interventi sono finalizzati a consentire lo svolgimento di attività quotidiane essenziali per l’individuo.

Si tratta di interventi volti a migliorare la mobilità del disabile all’interno della propria abitazione.

Iri Edile Ristrutturazioni offre la possibilità di creare un ambiente confortevole ed adatto a ogni tipo di esigenza.

Ristrutturazione bagno disabili Torino: progettazione

Se tra i vostri progetti vi è una ristrutturazione bagno, è indispensabile non perdere di vista le regole fondamentali anche per il bagno per i diversamente abili.

Ristrutturare  un bagno è un procedimento lungo e ricco di criticità, le quali vanno affrontate e gestite al meglio per non ritrovarsi, subito o anche successivamente a pensare di aver sbagliato.

Anche se in casa fortunatamente non ci sono disabili che si spostano sulla sedia a rotelle è importante progettare il bagno seguendo le regole previste dalla normativa bagno disabili.

In questo modo il bagno acquisirà maggior valore ed, in caso di compravendita, potrete certificare il rispetto della dimensione minima bagno disabili.

Quali sono i dati dimensionali da tenere presente per poter realizzare un bagno per disabili?

Il semplice ingombro di una carrozzina si aggira intorno ai 70-75 cm che arrivano a 150 cm se si vuole permettere una rotazione a 360° della stessa.

Un aspetto molto importante da tenere in considerazione è il rapporto tra la zona connettiva e lo stesso bagno.  Gli alloggi sono caratterizzati da corridoi lunghi e stretti che permettono il passaggio della sedia stessa, ma che ne potrebbero impedire la rotazione necessaria all’ ingresso nel locale bagno.

A tal proposito è indispensabile avere un corridoio la cui ampiezza risulti maggiore di 80 cm.

Il bagno non è l’unica stanza a cui far attenzione quando si procede con una ristrutturazione

Si tratta della prima stanza in cui intervenire; non possiamo trascurare un posto dove l’acqua e l’umidità sono costanti, fattori che rendono il bagno il luogo più a rischio della casa visto che il 58% degli incidenti hanno luogo in casa, principalmente in cucina, in camera da letto ed in bagno.

Nel bagno è preferibile usare materiali antiscivolo che possano ridurre considerevolmente le cadute. Inoltre uno dei cambi più effettuati è il passaggio dalla vasca alla doccia e la collocazione di maniglie o barre di sostegno.

Si può adattare la tazza del water per le persone con difficoltà di movimento: in questo caso si possono installare maniglie e si può elevare l’altezza del water, affinché gli sforzi siano minori quando ci si siede e ci si alza. Se vogliamo che l’adattamento sia completo, occorre eliminare qualsiasi dispositivo di chiusura interno.

Inoltre è fondamentale lasciare al centro dell’ambiente uno spazio sufficiente per consentire la manovra della sedia a rotelle; attrezzare ogni parete con una sola funzione (bidet, doccia o wc); impiegare per i sanitari dei modelli sospesi, il cui ingombro è limitato; impiantare un piatto doccia a filo pavimento; prevedere l’apertura della porta verso l’esterno, in modo che in caso di malore non resti bloccata dalla sedia a rotelle o dal disabile, prevedere dei maniglioni corrimano ed un campanello di sicurezza.

La cosa fondamentale, in questi casi, è affidarsi a ditte specializzate nelle ristrutturazioni ed Iri Edile Ristrutturazioni è una di queste. Se sei di Torino e devi fare lavori di ristrutturazione casa disabili, sei nel posto giusto!

L’accessibilità  di un bagno o una casa è un elemento tanto importante quanto lo è la composizione. Pensare che l’argomento non ci riguardi renderebbe noi stessi le barriere architettoniche che ostacolano il nostro stesso benessere!

Ristrutturazione casa disabili: come renderla accessibile

La casa è l’ambiente più importante per ogni individuo. Per le persone disabili,  può essere o diventare un ambiente ostile che, nel corso del tempo, ne ostacola tutti i movimenti di vita quotidiana.

Adattare una casa non è un percorso così semplice, né da un punto di vista economico, né da un punto di vista teorico ma, come sappiamo oggi esistono delle leggi che vengono incontro ai disabili con sovvenzioni.

Non dobbiamo però immaginare la casa accessibile come una casa-ospedale: Iri Edile Ristrutturazioni offre diverse possibilità creative per chi vuole realizzare una casa che sia accogliente per tutti e tante idee che possono rendere la casa un luogo ricco di stile e soluzioni architettoniche innovative.

Contributi ed agevolazioni fiscali per rendere una casa accessibile

Per chi ha una persona disabile in casa è fondamentale avere spazi in grado di soddisfare tutte le sue necessità di movimento. Spesso sono necessari lavori di ristrutturazione per i quali la legge riconosce degli sgravi fiscali.
Con l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2020, avvenuta lo scorso 23 Dicembre, è stato prorogato il bonus ristrutturazioni fino al 31 Dicembre 2021.

Sono  confermate le detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione edilizia. Tra questi rientrano gli interventi effettuati sugli immobili in cui risiede una persona disabile per favorire l’abbattimento delle barriere architettoniche.

La detrazione Irpef riconosciuta per l’esecuzione di opere volte a migliorare l’accessibilità degli immobili sarà pari al 50% della spesa sostenuta, proprio come nello scorso anno, con un limite massimo di spesa pari a 96.000 euro.

Le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni non sono fruibili contemporaneamente alla detrazione del 19% prevista per le spese sanitarie riguardanti i mezzi per il sollevamento del disabile.